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Ibra sì, Ibra no: vale la pena tentare il grande colpo?

Manuel Minguzzi

Effettivamente, le piste che Zlatan può percorrere sono due: avvicinarsi al ritiro tornando in Svezia, o lasciare ancora qualche indelebile ricordo in Italia. Parliamoci chiaro, tra lockdown e squadra lontana dai fasti del passato, il trasferimento di Ibra al Milan non ha portato i frutti sperati o effettivamente riacceso la passione. Qualche gol, qualche buona prestazione, ma è pur sempre un Milan settimo e con in vista l'ennesima rivoluzione societaria. Prospettive di crescita chiare e inequivocabili non ce sono: ripartirà un nuovo progetto che avrà bisogno di tempo, e Ibra a 38 anni calcisticamente ne ha sempre meno. A Bologna, dal punto di vista tecnico e progettuale, c'è invece terreno fertile: l'allenatore è un amico, l'identità di gioco è chiara e offensiva, il club punta all'Europa e Ibra sarebbe il colonnello in campo con la squadra al suo servizio, con il pubblico che al primo gol lo incoronerebbe imperatore. Questa scelta Ibra avrebbe dovuto prenderla a gennaio con coraggio, quando cioè il Bfc aveva pronto il piano economico per prenderlo.

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