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Senza sapere come (abbiamo perso)

Manuel Minguzzi

Per prima cosa va rimarcato l'inadeguato manto erboso dello stadio Grande Torino: un campo di patate, non c'è stato un rimbalzo preciso della palla e anche quelle rasoterra sembravano palline impazzite. In questi casi a soffrirne di più è la squadra che propone calcio. Qui arriva il secondo aspetto. Il Toro è settimo ma vedendo lo svolgimento della gara quel piazzamento lo meriterebbe il Bologna, squadra che nonostante il campo è andata a giocare a calcio in casa di una formazione che qui viene spesso presa a modello come esempio di progetto ambizioso. Mi è parso più ambizioso il Bologna. Terzo, l'arbitro. Piccinini è partito con personalità ammonendo DeSilvestri dopo due interventi da dietro, lì ha scatenato le solite ire isteriche di Mazzarri e dei giocatori granata perdendo il contatto con la realtà. Ha permesso di più a loro e mi lascia qualche dubbio la gomitata finale di Izzo su Santander. Quarto, Rodrigo Palacio. El trenza è umano, oggi ce lo ha dimostrato per la prima volta ciccando due clamorose occasioni da gol. Lo possiamo perdonare dopo tutto quello che ci ha dato. Quinto, Skorupski. Rivedendo il gol c'è la sensazione che potesse provare a fare qualcosa di più: la conclusione arriva in mezzo a una selva di gambe ma lui va altrove rispetto alla direzione della palla ed è sembrato un po' troppo arrendevole.

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