lo spunto

La sottile differenza del Bologna di Mihajlovic

Manuel Minguzzi

Se l’apporto fisico di Mihajlovic fa la differenza a bordo campo, quello a distanza può aver avuto un effetto meno tangibile sulla squadra, portandola a non rendere al massimo nei primi tre mesi di campionato. Non è un alibi, non è una scusa, non è un colpo di spugna al mercato (che come tutte le cose può essere criticabile): si tratta semplicemente di un dato di fatto. Lo ha ammesso Mihajlovic in conferenza stampa e la piazza se ne sta accorgendo con le recenti prestazioni, non ancora continue ma di sicuro più pimpanti e convincenti rispetto al momento più difficile di questo inizio di stagione (non a caso coinciso con la fase di assenza più acuta di Mihajlovic per via del trapianto). Ecco perché ho trovato strumentali le critiche a Bigon sulla situazione di Sinisa, cioè quando disse ‘spero che il miglior acquisto a gennaio sia il ritorno del mister’. Era una frase di auspicio benevolo verso il ritorno a tempo pieno del tecnico, consapevole, certamente, che anche sul lato sportivo avrebbe fornito miglioramenti al Bologna. Quelle parole non furono di certo una preclusione al mercato o un alibi - infatti Sabatini poche settimane dopo ha confermato l’arrivo di almeno tre pedine a gennaio - ma semplicemente la speranza di vedere il proprio allenatore verso la via della guarigione. Perché tra dirigenti e allenatori c’è un rapporto di lavoro, ma ancora di più un rapporto umano.

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