lo spunto

La sottile differenza del Bologna di Mihajlovic

Manuel Minguzzi

Non solo, lo stesso concetto pronunciato da Bigon è stato ribadito anche da Sabatini a Villa delle Rose, parlando di ‘filo interrotto’ con l’anno scorso proprio per via di una situazione anomala come l’assenza fisica dell’allenatore. Ma è bene essere chiari: la decisione del Bologna di proseguire con Mihajlovic, nonostante la malattia, resta una delle scelte migliori che si potessero fare, perché in certi casi è corretto far passare i risultati sportivi in secondo piano (senza trascurarli) rispetto a vicende umane ben più importanti.

Alla fine le righe di questo Spunto sono diventate tante, ma il concetto rimane: se il ritorno di Mihajlovic, con la sua personalità e autorevolezza, ha fornito al Bologna nuovo slancio, la sua assenza fisica ha di sicuro influenzato la crescita e i risultati dei primi tre mesi. E alla fine è bello così, perché una società che diventa famiglia e si stringe attorno ad un allenatore malato vale di più di tre punti lasciati per strada. E’ stata la forza del Bologna in questo periodo, non la sua debolezza. C’è dunque una sottile differenza tra l’alibi Mihajlovic e la situazione di Mihajlovic, ovvero la capacità di comprendere che una stagione così irrazionale potesse portare con se risultati anomali non per forza riferibili solamente al mercato estivo. Se ora la presenza di Mihajlovic ha dato qualche punto in più, il rovescio della medaglia è stata la sua assenza forzata. Ma quest’anno era più importante rivederlo con una salute migliore e per fortuna questo sta accadendo. Da qui, con la gioia nel cuore rivedendo il Sinisa leone che abbiamo conosciuto, può partire una nuova fase di analisi, stavolta maggiormente incentrata sui risultati. Prima non tanto, prima c’era una battaglia da combattere tutti assieme, con umanità.

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