lo spunto

Spadaforeide

Manuel Minguzzi

Veniamo però alle cose serie. In primo luogo si poteva, e si doveva, fare ammenda sull’inghippo che avrebbe portato i calciatori ad uscire nei parchi per fare jogging ma non nei centri tecnici delle rispettive società: Lukaku che corre a parco Sempione o Orsolini ai Giardini Margherita, ma non nei campi di calcio isolati della Pinetina o di Casteldebole. Non ci avevano pensato? Beh, lo hanno fatto le società assieme al presidente della regione Bonaccini. In seconda battuta Spadafora avrebbe dovuto usare toni più concilianti nel ribadire una cosa vera: cioè che al momento sulla ripresa del campionato non c’è stata alcuna decisione. Dirlo in tono così sprezzante - qui la sua pagina - non ha fatto altro che acuire il contrasto con il mondo del pallone che invece due giorni prima, con una nota della Lega Serie A, aveva teso la mano verso la politica, ribadendo la volontà di ripartire ma anche di rispettare qualsiasi tipo di decisione. Una diplomazia mandata di fatto alle ortiche. Ora, che il calcio sia una industria trascinante è sotto gli occhi di tutti, ma porta con sé anche 2.5 miliardi di debiti e un sistema sorretto in larga parte dai diritti televisivi: perdere l’ultima tranche manderebbe in difficoltà diverse società. Di fatto, bisognerebbe sfruttare l’opportunità concessa dalla crisi per rimodulare questo mondo caotico e costoso ma, come spesso accade in Italia, le occasioni verranno lasciate sfuggire (e stavolta vale anche per tutta Europa). Resta però la necessità di rimettere in moto il motore e l’unica via è quella di trovare un sistema chiaro e sicuro per terminare quelle ultime 12 partite che mancano alla stagione 2019/2020.

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