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Mihajlovic: “Ringrazio i medici, sono stati straordinari. Bologna? Sono incazzato”

Manuel Minguzzi

Termina i ringraziamenti Mihajlovic: "Ringrazio tutti quelli che mi hanno dimostrato vicinanza e affetto, scrivendo lettere, messaggi, gli striscioni, i cori, i pellegrinaggi. Mi sono sentito protetto e voluto bene, parte di una famiglia. Ringrazio tutti i tifosi di tutte le squadre, soprattutto quelli del Bologna, unici. Mi hanno adottato come un fratello e un figlio. Ringrazio la società, dal presidente alla dirigenza, i magazzinieri, staff e giocatori. Dal primo momento non hanno mai messo in dubbio la permanenza al Bologna. Questo mi ha fatto sentire più tranquillo e non sono cose di tutti i giorni. Ringrazio anche gli amici più stretti. Il ringraziamento più sentito va alla mia famiglia. A mia moglie che è stata tutti i giorni come me - Sinisa si commuove ancora - Mi sento un uomo fortunato ad avere una donna così al mio fianco, è l'unica persona che conosco ad avere più palle di me. Poi i miei figli, che sono la mia vita. Quando si era alla ricerca del donatore i miei tre figli hanno accettato subito, un'altra grande dimostrazione d'amore verso di me. Sono stato quattro mesi chiuso in una stanza d'ospedale da solo, è stata dura, con aria filtrata, acqua filtrata, in cui il mio più grande desiderio era prendere una boccata di aria fresca. Non poteva farlo. Ma non mi sono mai sentito un eroe, sono forte, ho carattere, ma pur sempre un uomo con tutte le sue fragilità. Queste malattie non si possono vincere solo con coraggio, servono le cure e appena sono entrato in ospedale ho capito di essere nel posto giusto. Ai malati dico che non devono sentirsi meno forti se non affrontano la malattia come ho fatto io, non c'è da vergognarsi ad avere paura o piangere, l'unica cosa da non perdere è la voglia di vivere".

"E' una malattia bastarda, non si può pensare a quando si entra e quando si esce, bisogna ragionare su obiettivi giornalieri, dandosi step brevi. Ogni giorno passato in ospedale significa che il momento dell'uscita si avvicina. Alla fine se si è forti e se ci si crede dopo arriva il sole. Quando si arriva al trapianto poi si guarisce, ma dal punto di vista psicologico è dura e serve forza di testa, il calore delle persone che ti vogliono bene. La paura c'è, ce l'ho anche io, sono andato due giorni in campo e stavo bene, poi ho accusato la fatica. La prima volta ho perso 13 chili, la seconda 9. Prendo 19 pastiglie al giorno e i momenti di stanchezza sono normali".

"Spero di uscire come uomo migliore, prima non avevo pazienza, prima pensavo che tutto mi fosse dovuto mentre ora esco fuori e mi godo la giornata. Prendere una boccata d'aria sembra niente ma diventa una cosa bellissima. Ora posso dare più importanza a cose che prima non notavo nemmeno".

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