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Mihajlovic: “Ringrazio i medici, sono stati straordinari. Bologna? Sono incazzato”

Manuel Minguzzi

Le parole del responsabile delle cure, il Professor Cavo: "E' il primo giorno che parlo con la stampa, in tanti mi hanno cercato ma ho preferito non parlare. Dovevamo essere cauti e prudenti in considerazione delle caratteristiche della malattia e del percorso di cure. Abbiamo messo in campo il meglio della nostra professionalità e parlo a nome di tutti i medici. La storia di Sinisa la potete declinare a tutti coloro che stiamo curando in reparto. Su Mihajlovic ci sono stati segnali specifici che hanno portato il paziente a fare una visita ematologica. La diagnosi è stata una leucemia acuta mieloide, significa che un particolare tipo dei globuli bianchi va incontro a un processo di arresto della loro maturazione, proliferando senza controllo. Questo porta il midollo osseo a perdere la capacità di produrre globuli rossi e piastrine".

Ancora Cavo: "Dopo la prima visita ematologica avevamo una diagnosi astratta, successivamente abbiamo eseguito accertamenti molto fini tecnologicamente, cercando innanzitutto se queste cellule tumorali esprimessero determinate proteine per tracciarne un identikit. Da un lato abbiamo verificato se queste cellule presentassero alterazioni dei cromosomi e poi vedere se trenta geni, più frequentemente coinvolti, avessero mutazioni".

Prosegue il Professore: "Questo percorso ci ha fatto capire la biologia della malattia per scegliere terapie particolarmente mirate. Fin dall'inizio avevamo l'assoluta certezza che, laddove si fosse trovato un donatore compatibile, il percorso sarebbe passato dal trapianto di midollo osseo. La strada era tortuosa, con complicanze di diverso tipo e il percorso doveva essere effettuato con professionalità e cautela. C'è stato un approccio classico di farmaci chemioterapici, due cicli di terapie che abbiamo segnalato alla stampa. Il primo ciclo è durato più di trenta giorni come ricovero in ospedale, il secondo è stato più breve".

"Per uccidere le cellule tumorali abbiamo dovuto uccidere le cellule residue che erano sopravvissute a questa sorta di occupazione indotta dalla leucemia. Questo ha portato il midollo osseo a sospendere la sua funzione, quindi Sinisa non aveva globuli e piastrine e poteva andare incontro a complicanze. Il risultato ottenuto dopo il primo ciclo è stato molto positivo come remissione della malattia, il secondo è stato effettuato con gli stessi farmaci. Sul trapianto, fin dalla diagnosi siamo partiti alla ricerca dei donatori migliori, partendo dai familiari. Alla fine la scelta è stata quella di prendere un altro donatore dai nostri registri".

"Oggi è un mese esatto dal trapianto. Anche se il risultato è stato buono, era necessario consolidare il nostro muro. Su quello che è avvenuto dopo il trapianto non so dirvi nulla perché i tempi sono ancora precoci. Il cerchio non è ancora chiuso, abbiamo bisogno di tempo per capire la risposta finale monitorando Sinisa. Ma mi sembra di aver accolto un sentimento di affetto trasversale che gli ha dato forza. Lui ha sempre visto le cose in positivo e a dispetto di un carattere robusto si è sempre fidato di noi. Anche quando i no erano per lui stretti. Siamo felici di averlo restituito in questa forma alla comunità".

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