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Un terzino, un centrale e un attaccante, ecco come può essere il mercato Bfc

Manuel Minguzzi

Si può tornare a parlare di mercato perché, in un modo o nell’altro, il calcio saprà conservarsi e andare avanti. Certo, la recessione economica sarà un duro colpo se non si ripartirà, ma il calcio non sparirà dalla circolazione e riuscirà a sopravvivere. Ci saranno dolorose perdite economiche, i prossimi mercati si faranno presumibilmente con prestiti o scambi, ma si parla pur sempre di un sistema che è andato avanti imperterrito nonostante 2.5 miliardi di debiti stimati da Gazzetta dello Sport. Il calcio non è un sistema virtuoso, vive spesso di deroghe ed eccezioni che a noi comuni mortali non vengono concesse (debiti accumulati e mai realmente ripianati, tasse spalmate, ecc…), ma muove le emozioni del pubblico, fornisce lavoro a tante persone – giornalisti compresi – e soprattutto fa girare tanti soldi. Continuerà un giorno farne girare e proprio per questo sopravviverà. Ma quello che stiamo vivendo ora, cioè una pandemia che si sta trasformando in recessione economica, ha solo scoperto un vaso di pandora che noi tutti conoscevamo e che continuavamo a nascondere: le società di calcio, tante, erano in difficoltà già prima di questo virus. Diritti tv, plusvalenze, operazioni di mercato spesso mirate ad aggiustare i bilanci piuttosto che a funzionalità tecniche, eppure, di fronte a tutto questo, abbiamo sempre continuato a seguire questo amato sport. Resta il fatto che il virus ha semplicemente amplificato una situazione già grave e non ha causato di punto in bianco una crisi calcistica. Ma in questo contesto, le società solide e virtuose potranno uscirne con meno danni.

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