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Bologna e posizionamento: i fasti del passato non determinano il presente

Manuel Minguzzi

Come in tutte le cose ci sono le eccezioni che confermano la regola e quella attuale è chiaramente l'Atalanta, ma in termini generali il calcio di oggi è in mano a pochi eletti prescelti dal mondo del denaro sonante, e tra Parigi, Londra, Milano, Madrid, Barcellona ecc. ce n'è veramente tanto. Il Bologna ha ora un gap impressionante con le migliori d'Italia sia a livello economico-finanziario, sia a livello di introiti e, soprattutto, in termini di valore della rosa. Si parla di valori cinque o sei volte superiori e che, capite bene, non possono essere colmati con le sole risorse del proprietario. Servirebbe, e Sabatini aveva ragione, una rivoluzione culturale, fatta di idee e intuizioni calcistiche che consentano di sopperire alla mancanza di denari sonanti. Il posizionamento attuale del Bologna, nella A2 della Serie A, cozza di certo con la sua storia, ma non con il suo passato recente. E per provare a seguire la strada dell'Atalanta bisogna semplicemente fare una cosa chiara: copiare spudoratamente. Giovani da far crescere e valorizzare per incrementare il loro valore di mercato e il loro valore in campo, per avere una squadra più forte e qualitativa ma anche più risorse da investire sul mercato. Bastoni, Cristante, Gagliardini, Castagne, Caldara, Petagna, Mancini, Barrow, Kurtic, sono alcune delle cessioni dell'Atalanta negli ultimi tre anni, eppure il livello non è mai sceso, anzi si è alzato. Badate bene, si parla di quasi 300 milioni di euro incassati negli ultimi tre anni: ecco, questa è l'unica strategia possibile per un club come il Bologna di oggi.

 

 

 

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