Ma si sa, la prima polemica agli albori di questa crisi la si ebbe sul calcio a porte chiuse, un aspetto che fece inorridirei i puristi che si sono dovuti poi scontrare con la realtà. Non solo, quelli ancora più calciofili, favorevoli a proseguire il campionato nell'emergenza, non hanno potuto fare altro che adeguarsi ad una situazione che ha prodotto una percentuale sensibile di calciatori positivi. Continuare era impossibile anche se sarebbe stato un servizio utile per chi è costretto a stare a casa. E Tommasi? Nell'ultimo comunicato si è comportato da sindacalista quale è: in questa fase è meglio sospendere tutte le attività, anche gli allenamenti al campo. Si lavora da casa, una specie di smart working calcistico.