In tutto questo ieri ha preso posizione anche il capo degli arbitri Nicchi. Ovviamente c'è stata la strenua difesa dell'operato di Irrati (lo ripetiamo, da linee guida regolamentari ha fatto bene a non dare penalty, anche se il caso sopracitato...) ma sempre con quel tono perentorio e stonato che non ci si aspetta da chi dovrebbe garantire l'assoluto equilibrio di parole e modi. 'Non è rigore - ha affermato Nicchi -, la norma è chiara. L'unico caso in cui non si deve fischiare è quello in cui il difensore tocca la palla con la mano dopo avere fatto una giocata. A chi dice che i regolamenti vengono applicati a seconda del colore delle maglie suggerisco di non andare più allo stadio". Ora, è accettabile la precisazione, anche se regolamento alla mano la posizione del braccio sembra ancora dirimente, ma l'utilizzo gratuito del finale polemico lo è meno. In primo luogo bisognerebbe capire a chi è riferito l'attacco, ma in seconda battuta - in un mondo del calcio che non fa nulla per indurre il pubblico pagante a essere coinvolto e partecipe - è sempre bene cercare di tenersi stretta la platea. Consigliare di non venire più allo stadio, quasi come a dire 'non abbiamo bisogno di voi', rende l'immagine di un mondo autoreferenziale, forte di milioni di tifosi che mai l'abbonderanno ma debole di tanti altri che prima o poi si allontaneranno. Soprattutto se spinti da chi fa parte di quel mondo.
lo spunto