lo spunto

Quando si riprenderà a giocare? Ecco tutti i problemi per chiudere la stagione

Manuel Minguzzi

Impensabile oggi disegnare un quadro chiaro della situazione, si naviga vista, consapevoli che la priorità e risolvere l'emergenza sanitaria e in secondo luogo pensare a tutto il resto (calcio compreso). In un mondo devastato dal coronavirus non si può credere ad una imminente ripresa delle attività anche se queste darebbero modo alla popolazione di distrarsi in qualche modo. Tutti gli sport sono fermi e sono stati rinviati eventi che si sarebbero tenuti a luglio, come esempio le Olimpiadi, o nel corso della primavera come la Formula 1, per cui ancora una volta il calcio godrebbe di un canale preferenziale di ripresa, una fiammella forse dovuta proprio alla mole cospicua di denaro che circola in questo mondo e di cui le varie società non possono fare a meno. In fin dei conti si parla della sopravvivenza del sistema ed è lecito cercare una soluzione per concludere il campionato. Ma oltre a questo c'è da considerare in ottica futura l'impatto che una nuova calendarizzazione avrebbe sulla stagione 2020/2021. Finire tardi in estate significa traslare tutto anche sul 2021, con un calciomercato ristretto, ritiri snelli e un via ipotetico della nuova stagione slittato. Non è finita qui, perché anche sui ritiri estivi ci sono forti dubbi. Lo ha illustrato il Carlino stamattina: a Pinzolo, dove il Bologna avrebbe programmato di tornare, sono alle prese con un piccolo focolaio di coronavirus. Insomma, cercare di chiudere il campionato rischia di portare più problemi che soluzioni, ma, con un filo di romanticismo, la ripresa del calcio sarebbe uno straordinario segnale per tutto il paese. E forse ne avremmo davvero bisogno (con le dovute misure di sicurezza per i calciatori).

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