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Il Bologna si butta via in otto minuti: la Juve rimonta tre gol e fa 3-3

Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 

Motta, per l’ultima casalinga senza Zirkzee, sceglie Castro prima punta, una sorpresa, con Odgaard e Ndoye ai lati. Montero va con le scelte sicure con Vlahovic e Chiesa come coppia d’attaccanti.

Il Dall’Ara parte con i fuochi d’artificio, in tutti i sensi. Esplodono in curva le coreografie e proprio mentre la bolgia avvolge lo stadio il Bologna arremba la porta della Juve. Prima una rubata mette Freuler davanti a Szczesny, miracolo, ma dal corner successivo sbuca Calafiori che infila l’angolino alto. Boato e decibel a mille. La Juve è senza energia e senza concentrazione, infatti all’11’ la manovra avvolgente dei rossoblù porta al cross a rientrare di Ndoye su cui sbuca la testa prepotente di Castro: 2-0 e sismologi in azione. Il Dall’Ara è un coro incessante, un frastuono che sovrasta tutti esattamente come il Bologna sovrasta la Juve, di gioco, di ritmo, di idee e obiettivi (terzo posto), il tutto davanti a un ammutolito Giuntoli in tribuna. La squadra di Motta galvanizza ed è trascinata da uno stadio in versione Champions, esattamente come la squadra che disegna un primo tempo da big. Odgaard sigla anche il terzo dopo la respinta di Szczesny su Ndoye, ma è offside. Solo nel finale si vede la Juve, ma a parte una percussione di Cambiaso con cross basso salvato a centro area da Lucumi non succede altro dalle parti di un inoperoso Skorupski. Il Bologna arriva ovunque, sulle seconde palle, sui contrasti è più vorace, sui riferimenti c’è Calafiori a comandare dietro e Freuler a governare in mezzo, mentre davanti Odgaard dà quella fisicità necessaria su Iling e Castro fa lo Zirkzee uscendo per creare spazi. Praticamente la perfezione.

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