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Fiorentina-Bologna, l’amarcord

Redazione TuttoBolognaWeb

Fiorentina e Bologna si incontrarono per la prima volta in Serie A l'11 ottobre del 1931 e la gara fu vinta dagli emiliani per  3-1 sul campo dei gigliati, il cui stadio all'epoca si chiamava "Giovanni Berta". Le reti dei rossoblù furono firmate dal centromediano Gastone Baldi (32'), dall'attaccante Carlo Reguzzoni (62') e dal centrocampista italo-uruguaiano Francisco Fedullo (88'), alle quali rispose l'interno Giuseppe Galluzzi per i padroni di casa con il provvisorio pareggio (55').

Per i toscani, neo-promossi nella massima serie, quella fu una grande annata, conclusasi con un ottimo quarto posto, ottenuto grazie alle prodezze di uno dei suoi più grandi giocatori di sempre, la punta uruguaiana (ma di origini italiane) Pedro Petrone: arrivò a Firenze dopo aver conquistato il primo Mondiale della storia nel suo paese natio l'anno precedente e, prima ancora di esso, aveva appuntato sul suo petto di atleta prodigioso due medaglie d'oro vinte alle Olimpiadi (nel 1924 a Parigi nel 1928 ad Amsterdam).

Era l'Uruguay di Josè Leandro Andrade ("la meraviglia nera"), uno dei migliori mediani della nazionale sudamericana; di Hèctor Scarone ("il mago"), attaccante che fino al 2011 detenne il record di segnature (superato da Diego Forlan) e ritenuto da molti il più forte in assoluto nella storia; di Hèctor Castro ("il monco divino"), che perse la mano destra sul lavoro, ma sul campo da gioco si batteva fieramente e Josè Pedro Cea, giocatore dal grande fiuto del gol. All'epoca si diceva che "se l'Inghilterra era la madrepatria del calcio, l'Uruguay era il padre": lo spettacolo offerto dalla "Celeste" fu allo stesso tempo spettacolare e corale quindi, assieme ai "cugini" di confine argentini, i suoi calciatori furono oggetto dell'interesse da parte delle squadre italiane, che miravano soprattutto a "nazionalizzarli" grazie anche alle radici dai propri genitori o nonni emigrati dal "Belpaese" in cerca di fortuna a Buenos Aires e Montevideo.

In quella stagione Petrone si confermò all'altezza delle aspettative, mettendo a segno 25 reti e vincendo il titolo di capocannoniere in coabitazione con Schiavio: da ricordare la quadripletta contro il Modena (5-0) e la tripletta contro contro la Pro Patria (3-0 in trasferta), insieme alle doppiette contro Lazio (2-0 casalingo), Napoli (2-0 andata e ritorno), e Genoa (gara terminata 2-2 sul campo amico).

Lo Scudetto fu vinto dalla Juventus del "Quinquennio d'oro", cioè i cinque campionati vinti consecutivamente dal 1931 al 1935, mentre i rossoblù petroniani arrivarono secondi, a quattro punti di distanza dai bianconeri piemontesi (54-50) dopo un epico duello.

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