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Sabatini si erge a bersaglio: si gioca tutto in tre mesi

Manuel Minguzzi

Torniamo, in conclusione, al parafulmine Sabatini. Credo che i suoi toni siano stati volutamente duri e impattanti, sia per creare nella squadra uno stimolo per far ripartire ‘il famoso rumore dei nemici’, sia per creare nella piazza un bersaglio più nitido da colpire. Cioè Sabatini stesso. Bologna rappresenta un ambiente tranquillo, aspetto positivo per far lavorare senza patemi una società di calcio, negativo quando si tende verso un appiattimento pericoloso, e il coordinatore è consapevole che il Bologna di oggi ha bisogno di una scintilla per far partire il motore, che magari ha cavalli ma che si è inceppato dopo 20 punti in 20 partite. Non solo, mentre in tanti registrano un affronto di Sabatini nei confronti della piazza - non entro in queste dinamiche perché ognuno di noi ha la propria sensibilità - personalmente preferisco guardare le cose da un'altra prospettiva. Ho visto un Sabatini molto coinvolto, molto preso da questa avventura e il primo a essere arrabbiato per i risultati modesti sono convinto sia lui. Ci tiene, tanto, e lo dimostra proprio dandosi tre mesi tempo: “Se le cose andranno male rimetterò il mandato, il responsabile sono io”. Non so voi, ma preferisco sempre chi lascia trasparire emozioni, chi si lascia trasportare dal tumulto interno, chi non si nasconde rispetto a chi invece fa il compitino. Sabatini non si nasconde, nel bene e nel male. Ora c’è il Parma, speriamo che il rumore dei nemici faccia effetto.

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