lo spunto

O si mangia la minestra o si salta dalla finestra, e su Donadoni…

Nulla di nuovo sotto il sole, il patron ha programmato i suoi investimenti in dieci anni: o si ha pazienza di aspettare oppure si può prendere una pausa di riflessione

Manuel Minguzzi

Difficile essere stupiti. Saputo non ha mai promesso l’Europa in tre anni, ha sempre parlato di consolidamento della categoria, ed è quello che il Bologna sta facendo. Certo, si possono fare 40 o 43 punti in maniera diversa, magari con qualche colpo grosso, divertendo di più, creando entusiasmo, ma a grandi linee i programmi sono stati rispettati. Lo saranno ancora di più quando il Bologna avrà un Dall’Ara rinnovato, un aspetto cruciale per issarsi nelle parti alte, altrimenti non si capisce perché tante società in Italia stiano lavorando sulle proprie strutture. E’ logico pretendere di più rispetto a quanto fatto dalla squadra in questa stagione, ma il patron che colpe avrebbe?

Gli investimenti sono programmati fin dall’inizio: tre cicli da tre anni in Serie A, il primo triennio scadrà nel 2018 e il budget per il mercato è sostanzialmente finito. Questo significa che non ci saranno rivoluzioni estive né tecniche né dirigenziali, gli obiettivi della prossima stagione saranno gli stessi di quest’anno. Occorre dunque calarsi nella realtà senza essere delusi o cadere dalle nuvole, si parlerà ancora di consolidamento della categoria e di crescita dei giovani. E’ la minestra da mangiare oggi in attesa di piatti più prelibati domani. Il vero snodo sarà dal 2018/2019, lì capiremo le vere ambizioni di Saputo, se ci sarà l’innalzamento dell’asticella e l’avvicinamento alla zona europea. Lì potremo sindacare sull’operato del presidente che a lungo termine ha promesso un Bologna ai vertici.

Detto questo, in una stagione di alti e bassi – che ha messo nell’occhio del ciclone il presidente - trovo inconcepibile rendere immune lo staff tecnico dalle critiche. Da che mondo è mondo se la squadra fa fatica ad esprimersi è l’allenatore a dover trovare delle contromisure, perché in passato sono stati criticati aspramente tecnici inseriti in contesti societari ben più deficitari di quello odierno. Non si capisce perché esprimere una critica al mister equivalga ad issarlo a capro espiatorio per coprire le eventuali colpe di altri, si parla e si discute di come gioca la squadra che in questa stagione ha dimostrato di poter rendere in un certo modo, ma lo ha fatto solo a spizzichi e bocconi. Possiamo chiedere perché il Bologna non riesce ad essere costante? Si ricordano, ad esempio, le sonore critiche a Bisoli reo di tenere in panca Ramirez ai tempi, di conseguenza non è del tutto illogico ragionare su un tecnico che domenica ha deciso di non far giocare il miglior elemento della squadra, che fatica recentemente a dare una idea di gioco alla squadra e che da mesi continua a parlare di miglioramenti quando ormai il campionato sta finendo. Donadoni è un buon allenatore, ma è impossibile tenerlo fuori da alcune responsabilità. Se la squadra gioca male è tutta colpa degli altri? Perché così poco minutaggio per Mbaye, Donsah e Di Francesco? In conclusione, l’ipotesi rinnovo: penso sia più logico aspettare l'anno prossimo. La speranza è che tutto fili liscio e che Donadoni trovi la chiave per far rendere questo Bologna, ma in un anno possono succedere tante cose e vincolarsi in anticipo a chiunque allenatore è un rischio che una società non dovrebbe correre. Il tempo per prolungare l’accordo c’è, magari a fine 2017 e non ora. Ad ogni modo, la vera domanda è: chi potrebbe tra i dirigenti dire a Saputo ‘guardi forse non è il caso di rinnovare Donadoni?’. Con l’attuale tecnico la società è certa che non si retrocede, questo obiettivo non sarà mai in discussione, discorso diverso sull’identità di gioco della squadra, sulla qualità e sulla crescita dei giovani. E’ forse su questi punti che si dovrebbe ragionare in ottica prolungamento del contratto.

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