lo spunto

Non è il Real Bologna, forse la piazza è stata abituata troppo bene

5 risultati utili non bastano, il momento di flessione del Bologna incrina le certezze di chi sperava nell'Europa

Manuel Minguzzi

Il pareggio contro il Carpi non è stato digerito. Se mesi fa l'opinione pubblica avrebbe benedetto qualche pareggino salvifico, il rendimento di Donadoni e compagnia ha abituato la piazza fin troppo bene e ora si maledice qualsiasi cosa che non sia una vittoria. Non è una situazione nella norma per una squadra partita con l'intento di essere 'migliore delle ultime tre', Saputo docet.

Certo, non aver segnato nemmeno una rete contro la penultima e la quartultima del campionato può essere definito un campanello d'allarme, ma acutizzare una flessione fisiologica di rendimento dopo una cavalcata trionfale è esagerato. Una squadra che colpisce una traversa, un palo, subisce un evidente fallo da rigore e fa volare il portiere avversario per i fotografi (girata di Giaccherini di sinistro nel primo tempo), dimostra di non aver mollato gli ormeggi. I rossoblù sono di fronte al classico calo fisiologico dopo una lunga rincorsa, quel tirare il fiato dopo il gran premio della montagna che ha visto la squadra andare in fuga rispetto alla terzultima posizione. Il problema è che all'apice del rendimento qualcuno ha azzardato parlare di Europa, ed è chiaro che con questi presupposti gli attuali risultati non convincano. Se invece tariamo la produzione del Bologna sulla base di due obiettivi (la salvezza e la parte sinistra della classifica) allora - anche nel momento di difficoltà - la truppa rossoblù riesce a mantenere margine sulla zona rossa e a rimanere in lotta per l'ottavo posto.

C'è di più, perché le squadre che hanno acquisito una certa maturità riescono a muovere la classifica anche nei momenti di stanca e di apatia, e i rossoblù lo fanno. E' un Bologna più pallido rispetto a quello visto a Milano o Reggio Emilia, ma non perde. Quando si affrontano porzioni di stagione meno incisive, l'aspetto importante è non squagliarsi come un gelato all'equatore. Se il Bologna avesse perso a Palermo e con il Carpi, allora saremmo di fronte ad una piccola-grande crisi, magari riconducibile a quella di Malesani una volta ottenuta la salvezza nel 2011, anche se le cause sarebbero profondamente diverse. Qui non c'è un allenatore con un contratto già pronto altrove e non c'è un allenatore che a mezzo stampa dichiara 'da oggi potremmo anche perderle tutte'.

Difficile pensare a stimoli venuti meno, ad una squadra ormai in vacanza o ad altri pensieri che non siano riconducibili a un campo da calcio. Può esserci un leggero calo fisico, l'adattamento degli avversari al nuovo livello del Bologna, la mancanza di una terza bocca da fuoco dopo Giak e Destro. Si nota, Giaccherini è costantemente raddoppiato, i suoi movimenti ormai sono conosciuti e una brillantezza venuta meno limita anche nuove soluzioni offensive. Destro invece tende a perdersi nelle pieghe della partita contro squadre che fanno molta densità, e il Bologna, dopo i grandi risultati ottenuti, viene affrontato con rispetto decisamente superiore. Ora tutti sanno che i rossoblù possono fare male, per questo vengono controllati con più attenzione e concentrazione. L'unica critica che può essere fatta a questa squadra nel frangente contraddistinto da pareggite è la monotematicità. Si fanno più o meno sempre le stesse cose, azioni che gli avversari hanno imparato a capire e limitare. Servirebbe qualcosa di nuovo, di sorprendente, come lo è stato il rendimento da quando Donadoni si è seduto sulla panchina. Ma in tutto ciò c'è un aspetto che non deve essere compromesso: il muro difensivo. Se il cambio di modulo dovesse produrre uno scombussolamento della difesa, una scalfitura nel reparto arretrato tale da compromettere il rendimento della linea a quattro dietro, beh, occorrerebbe davvero andarci cauti. Se una squadra momentaneamente non segna, ha bisogno di non subire reti. Solo così si fanno punti.

E allora, si attenda semplicemente che Donadoni e i ragazzi ritrovino brillantezza, nuove soluzioni offensive, nuova dinamicità e sfrontatezza. Fasciarsi la testa prima di rompersela non è mai un buon segnale, soprattutto ora, verso un finale di stagione che può ancora diventare esaltante come lo è stata la fase centrale. Da notare, inoltre, che il Bologna al suo primo anno di A sta facendo meglio del Sassuolo versione 2013-2014 e 2014-2015. Perché lo status di neopromossa incide, anche se ormai la piazza si è dimenticata di questo marchio che fino a fine stagione resterà. Insomma, sono cinque risultati utili in fila, non cinque sconfitte. Il Bologna marcia ancora, sta rifiatando prima del rush finale.

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