lo spunto

Mercato: momenti di riflessione. Sarri: che combini!

Ramirez sì-Ramirez no, al momento vale la seconda. Coppa Italia, spettacolo indegno tra Sarri e Mancini, ma è giusto che il velo di omertà cada

Manuel Minguzzi

Il mercato entra nella seconda metà, quella più calda. Floccari e Zuniga sono considerati acquisti importanti per la società, due innesti di rilievo ed esperienza che potranno dare una grossa mano nel girone di ritorno. Il budget non è elevato, è stato fatto un tentativo per Gaston Ramirez, giocatore che avrebbe potuto fare il trequartista, la mezzala e la seconda punta. Duttile, amato dai tifosi, apprezzato da Donadoni che contava di rilanciarlo, ma probabilmente Ramirez resterà un sogno chiuso nel cassetto. Le probabilità si sono abbassate, l'accordo tra le parti mai trovato, ogni ora che passa Gaston si allontana sempre più. Cosa fare ora? Proviamo a spiegarlo.

La possibilità che si possa restare così, sfumato eventualmente Ramirez, c'è. Ci spieghiamo. Il mercato offre poco, giocatori di qualità a prezzi bassi non ce ne sono tanti, gli elementi buoni difficilmente vengono lasciati liberi e l'unica speranza è che il finire del mercato ci regali il solito effetto domino. Quantomeno per l'attacco. Una ipotesi? L'Inter che prende Eder e dà via libera a Biabiany. Questo significa che il mercato in entrata è chiuso? No, non in maniera categorica. Corvino sonderà il mercato a caccia dell'occasione in attacco, mentre continuerà a ricercare un mediano con le caratteristiche giuste per Donadoni. La sensazione è che alla fine un altro acquisto ci sarà, ma tutto verrà calibrato e analizzato con cura di particolari. A partire dai costi, passando per le caratteristiche tecniche e quelle comportamentali. Fondamentale il secondo aspetto perché si è creato uno spogliatoio coeso, unito, costruito da ragazzi che lavorano sodo e remano dalla stessa parte, per questo inserire elementi che potrebbero scompaginare gli equilibri è il primo errore che il Bologna non vuole commettere. Sono momenti di riflessione, perché dopo due acquisti funzionali il terzo non sarà 'tanto per'.

Passiamo invece alla questione che ha sconvolto il quarto di finale di Coppa Italia tra Napoli e Inter. Alla fine credo persista un velo di ipocrisia sull'accaduto, perché se è vero che 'le cose di campo devono rimanere di campo', lo è altrettanto il fatto che il grande pubblico, quelle cose, le vuole proprio sapere. Altrimenti non ci sarebbe questo spasmodico uso delle telecamere, l'assennate ricerca dello scoop. Inoltre, ci si è sempre lamentati dell'omertà che da sempre sconvolge il mondo del calcio, e per una volta quel velo è caduto. Ha fatto bene Mancini, perché a tutto c'è un limite. Dall'altro lato la punizione Sarri l'ha già avuta, ed è rappresentata dall'imbarazzo emerso davanti le telecamere nel post partita. Non poteva negare, Sarri, quelle parole, ha cercato di difendersi come ha potuto facendo affidamento alla solita 'tensione di campo'. E' vero, in panchina c'è tensione, forse anche maggiore rispetto al rettangolo verde, ma c'è anche più responsabilità. Si litiga, certo, ma l'allenatore deve sempre fungere da esempio e non può mai rischiare quello che è successo. Ovvero far anche solo pensare al pubblico che nel suo modo di essere possano presentarsi refoli di razzismo. Ecco perché ha sbagliato, Sarri non è razzista ma si è fatto prendere la mano, con il rischio di passare per tale. Caro Sarri, potevi dire qualsiasi cosa, tipo 'Mancio, fatti i c…. tuoi' o 'pensa al ciuffo e non al recupero', invece il tuo essere toscano ti ha fregato. Anche a 57 anni non si smette di imparare.