lo spunto

Meglio la retrocessione con Guaraldi, o il quindicesimo posto con Saputo?

Si leggono e si sentono pareri discordanti sulla stagione del Bologna. C'è chi apprezza la risalita imposta da Donadoni, nonostante qualche sconfitta, e chi invece non si ritiene mai soddisfatto. Alla luce della posizione di classifica, e alla...

Manuel Minguzzi

Partiamo dall'inizio. Giusto o sbagliato che sia, Corvino ha deciso di rivoluzionare la rosa esistente, sia per creare un gruppo che portasse il Bologna alla salvezza, sia per gettare le basi di un futuro  improntato alla crescita costante. Aperta parentesi: crescita costante significa migliorare step by step, non vincere il campionato pronti via. Da qui la costruzione di una rosa giovane implementata da elementi di esperienza. Che poi la costruzione estiva abbia subito ritardi e qualche infortunio di troppo abbia limitato la qualità del Bologna in avvio, sono fattori già ampiamente sviscerati e analizzati. Ne ha fatto le spese Rossi, che però ci ha messo del suo non riuscendo a risolvere i problemi che il Bologna costantemente ripresentava in campo. Da qui comprendiamo perché il Bologna è partito a rilento, perdendo partite che non solo avrebbe potuto pareggiare ma addirittura vincere. Il motivo è dettato dal fatto che alcuni meccanismi dovevano essere rodati, qualche giocatore chiamato a ritrovare la forma e i giovani crescere. Serviva tempo, ma l'ultimo posto in classifica ha fatto sì che si dovesse dare una svolta.

Con Donadoni abbiamo probabilmente visto il vero livello del Bologna attuale, non ancora pronto per la parte sinistra della classifica ma sicuramente adatto a raggiungere la salvezza. I giovani sono cresciuti, qualcuno sboccerà più avanti, gli infortunati sono tornati e il mister ha inserito qualche modifica sostanziale. Con l'esonero di Rossi, dicevano tutti, i parafulmini per Corvino sarebbero caduti. Ebbene, dopo qualche mese, possiamo sottolineare come il lavoro del direttore sportivo non sia stato così indegno come qualcuno sosteneva nel periodo più buio. Qualche errore, certo, ma anche la costruzione di una rosa, con il senno di poi, competitiva. Certo, dopo il sacco di Genova e quello ancora più gustoso a Milano, i sogni hanno dovuto lasciare spazio alla dura realtà, ma è comprensibile se consideriamo lo status di neo promossa del Bologna e quello più rodato di altre realtà ormai consolidate in massima serie. Inoltre, occorre ricordare come i 23 punti del Bologna dipingano una classifica con un distacco minore dalla metà sinistra della classifica rispetto alla zona calda ora occupata da Carpi, Frosinone e Verona. Qualcuno teme il ritorno dei biancorossi, senza considerare la difficoltà del loro calendario e, soprattutto, la qualità maggiore del Bologna. Onestamente, non cambierei la rosa del Bologna con quella di nessun'altra squadra in lotta con noi.

Ecco quindi che le preoccupazioni dovrebbero cessare di esistere, cercando di giudicare il Bologna non come una squadra partita con ambizioni europee e ora in grave ritardo, ma semplicemente come una realtà di recente ritornata in Serie A e costruita innanzitutto per raggiungere la salvezza. In questo secondo caso, il Bologna non è affatto in ritardo, anzi: non era mai stato così lontano dalla retrocessione a questo punto della stagione; anche quando Pioli si apprestava a raggiungere il record di 51 punti. E allora chiediamoci un paio di cose. Meglio essere con Guaraldi senza un euro, retrocessi, a rischio fallimento, con Zanzi o i consulenti a fare mercato, gli Ibson, i Friberg e i Cristaldo, oppure con Saputo, quindicesimi, balbettanti ma al sicuro in classifica e con una prospettiva concreta di crescita? Certo, si può criticare e maledire una sconfitta interna con il Chievo, spronare la squadra a fare meglio in casa e nei secondi tempi, ma da qui ad agitare fantasmi o temibili rimonte da parte di chi ci sta dietro ce ne passa. Mettere sempre e comunque in discussione quello che staff tecnico e società stanno facendo non aiuta la programmazione, la crescita, la quiete necessaria a rendere il Bologna un club adulto e non quello gestito in malo modo da chi precedeva Saputo. E il fatto che il Bologna sta migliorando lo testimonia proprio il risultato di domenica. All'andata perdemmo due a uno ma potevamo prenderne 4 nel primo tempo, a centrocampo giocavano Crimi e Crisetig, davanti Acquafresca e Mancosu. La differenza è netta, servirebbe avere pazienza e godere di un costante miglioramento strada facendo, evidentemente non tutti ce l'hanno. Si sa, il calcio va così: ad inizio anno Sarri e Allegri erano praticamente già al capolinea, Paulo Sousa e Mancini i fenomeni incontrastati della panchina. Passano tre mesi e le opinioni sono già capovolte...

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