lo spunto

Ma Montella chi l’ha pagato? E del Catania non si parla più…

Ferrero prende Montella ma non si sa con quale denaro: Volpi nell'ombra, o Garrone che potrebbe tornare. Del Catania e dei 'Treni del gol' non si sa più niente: dalle prime pagine al dimenticatoio il passo è breve

Manuel Minguzzi

Guardavo Sky Sport 24, non si faceva altro che parlare di Montella, della sua presentazione, del suo ritorno in panchina. Del 'viperetta' che si rende protagonista dei suoi soliti tweet, delle sue solite foto con la faccia alla Crozza, perché ormai è Ferrero che imita Crozza che imita Ferrero. Onestamente non ne posso più: Ferrero è insopportabile, è la parodia di se stesso ma non sappiamo se è così furbo da cavalcare l'onda e se è proprio lui che ci è. Poco importa, in realtà, basta non ascoltarlo, non sentirlo, non dare corda al suo spettacolino da quattro soldi. A proposito di soldi: chi lo ha pagato Montella? Sapete come funziona, pare che i Della Valle abbiano preteso una fideiussione bancaria a copertura della clausola che la Samp ha pagato per liberare l'aeroplanino. Sì, è arrivato uno sconto, ma Ferrero nel totale ci deve mettere i 2.5 milioni di clausola più l'ingaggio di Montella fino al 2018: 1.4 milioni di euro. Tra lordo e netto, l'affare totale sfiorerebbe i 10 milioni di euro. Paga Ferrero? Azzardo (neanche tanto): no. Al viperetta hanno appena pignorato un conto corrente e un appartamento, secondo voi può sobbarcarsi un esborso del genere? Se, per caso, andaste in banca con queste premesse, otterreste una fideiussione? Assolutamente no. Ma il calcio è un mondo diverso, chiuso nella sua bolla di sapone che consente a certe società di spalmare i debiti su trent'anni (evitando il fallimento) e ad altre di farsi finanziare nell'ombra. Solo in taluni casi vige la rigidità, soprattutto con le più piccole le quali se non mantengono determinati parametri vanno incontro al fallimento. E il Bologna ci è andato vicino diverse volte negli ultimi anni.

E allora forse Ferrero è stato solamente un anello di congiunzione tra la vecchia proprietà e quella che potrebbe diventare la nuova. Un personaggio che con il suo modo stravagante di fare ha potuto concentrare i riflettori su di sé, lasciando spenti quelli dietro le quinte su un possibile passaggio della Samp nelle mani di Volpi. Quello che ha cercato di prendere il Bologna e che in questi anni ha cercato invano di salire in A con lo Spezia. Quello di Rijeka, dello stadio da cui prenderebbe spunto Zavanella. Il sospetto allora che dietro l'arrivo di Montella ci sia Volpi viene naturale, anche perché l'ex allenatore della Fiorentina avrebbe potuto aspettare club più blasonati la prossima stagione, portando avanti quel suo processo di crescita dopo i convincenti anni di Firenze. Non credo dunque a Montella quando dice: "Mi ha portato qui l'entusiasmo di Ferrero', perché nel calcio l'entusiasmo arriva fino ad un certo punto, da lì in poi c'è altro, la struttura solida del club che si va ad allenare, le prospettive di crescita, gli investimenti, i danari che Ferrero non ha per poter rendere la Sampdoria una grande squadra. Montella è lì per altri motivi, o per un ritorno dei Garrone in pompa magna oppure per l'avvento di un nuovo ricco proprietario. Magari sbagliamo, sia chiaro, ma basterebbe un minimo di trasparenza per smentire le nostre tesi. Ferrero non può mantenere la Samp. Qualcuno ci dica chi la rifornisce di denaro.

Ci sarebbe poi un altro nodo da districare, perché il calcio non solo è un mondo ovattato ma anche smemorato. L'estate è stata passata con titoloni in prima pagina sul Catania, su Delli Carri, Cosentino e Pulvirenti. I treni del gol, le partite truccate e comprate per evitare la retrocessione agli etnei. A distanza di mesi non se ne parla più, il Catania lotta per salvarsi in Serie C con Pancaro in panchina, ma di tutto il resto sembra non esserci traccia. E' un male tutto italiano quello di promettere linea dura e intransigenza, pene severe ed esemplari, ma dopo il risalto mediatico istantaneo, le vicende ritornano nell'ombra, dimenticate, come se mai fossero esistite. Si pensava allo scoppio di un caso nazionale, in cui una squadra di B manipolava le sorti del campionato. Invece, siamo ancora punto e a capo: non si sa quali giocatori erano coinvolti, quali elementi delle squadre avversarie compiacenti nell'aggiustare il risultato di una partita. Tutto finirà in polvere, come le varie vicende Calcioscommesse. E' l'Italia dei viperetta e dei furetti, quella che a me non piace per niente.