lo spunto

Ingenui, ma il buonismo serve a poco

Il Bologna spreca una buona occasione per proseguire la striscia casalinga, sbaglia Gastaldello, sbaglia Maresca: i gentiluomini nel calcio non vengono premiati.

Manuel Minguzzi

Niente festa di compleanno per il Bologna, ancora una volta fermato dal Genoa, come nel 2009 in occasione del centenario. Decide Simeone, al cospetto di un Bologna in dieci e con soli tre uomini a difendere la porta. Decide anche un errore di Gastaldello, purtroppo al capitano sono scappati i 5 minuti. Resta da capire, però, come mai Maresca sia stato così permaloso nel sanzionarlo con una ammonizione quando il difensore rossoblù si è avvicinato a chiedere spiegazioni dopo due falli in 5 secondi di Simeone. Da lì è nato tutto.

Partendo dal presupposto originario della sciocchezza del capitano, non si può non notare il bollettino di guerra compilato dal direttore di gara napoletano con 5 ammoniti e 4 espulsi. Siamo sopra media come cartellini, anche perché la partita era tutto sommato addomesticabile con buon senso, si è incattivita successivamente quando il direttore di gara non ha contribuito a mantenere sereni gli animi. Ed è questo, da sempre, il peccato originale di Maresca: rendersi protagonista. Lo fece già due anni fa a Bari, ad esempio, ma più in generale: quando dirige lui succede sempre qualcosa per cui la partita verrà ricordata più per le gesta dell'arbitro che per le prestazioni dei calciatori. Di solito, un arbitro che dirige bene non si fa notare, significa che il pubblico è concentrato sulle azioni dei calciatori e non sui possibili errori dell'arbitro. E proprio nel momento in cui un direttore di gara dovrebbe diventare protagonista, Maresca si eclissa, non vedendo uno sgambetto su Destro e un mani fuori area di Perin derivante un rilancio abortito. Il portiere del grifone perde la sfera e poi la riprende prima di rinviarla con le mani quando, però, aveva già oltrepassato la riga. Due infrazioni: la ripresa della sfera e il rilancio.

Ora, è ovvio che con più lucidità il Bologna non avrebbe perso, ma se sommiamo gli errori sparsi di Maresca i rossoblù ne escono penalizzati. Quello che più sfugge ad una logica razionale, è il fatto che Preziosi ha sfornato la sua classica lamentela contro gli arbitri una settimana fa: a distanza di sette giorni non ha ovviamente nulla di cui lagnarsi. La sequenza è questa: Genoa-Napoli, il grifone esce indenne da due rigori non concessi agli ospiti Genoa-Pescara, Zampano evita un gol con la mano, Preziosi sbrodola tutto in tv, si becca un’ammenda ma poi la sua squadra espugna Bologna con l'avversario in nove.

Il Bologna invece che fa? Usa la galanteria, Donadoni critica il capitano per l’errore e non si attacca alle decisioni arbitrali. Mi piace questo comportamento da galantuomini, peccato che nella dura vita reale calcistica non serva, perché spesso i ‘lamentoni’ traggono più benefici dei galanti. Il calcio non premia quasi mai il più educato, soprattutto se ti chiami Bologna. Detto questo, sì, in undici non si sarebbe perso, ma perché punire oltremodo una squadra che aveva tenuto alla grande anche in inferiorità numerica? Perché punirla nuovamente quando si era accesa la flebile speranza della parità numerica negli ultimi cinque minuti? Non si può sempre e solo chiudere i discorsi parlando di buonafede arbitrale. Gli errori vanno sottolineati, anche quando sono mascherati da una sciocchezza del capitano.

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