Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba. Mi sembra di aver già chiarito il concetto di questa settimana in partenza ma, siccome al masochismo non c’è mai fine, snoccioliamo la questione.
la voce del tifoso
Personaggi in cerca d’autore
di Rosanna D'Atri
Da qualsiasi punto la si osservi le costanti sono poche e chiare: siamo una squadra mediocre, si metta l’anima in pace Poli e chi insieme a lui (compresa me) parla di salto di qualità, perché non lo faremo di certo neanche quest’anno; Il peso specifico in attacco è pari a quello della Meloni nella coalizione con Salvini e Berlusconi. Compriamo persone a caso che la maggior parte delle volte hanno già bisogno di lavorare a parte; Donadoni non è e non sarà mai un allenatore “eccitante” né per noi né per i giocatori. Se capissimo queste quattro cose forse, e dico forse, smetteremmo anche di dare la colpa all’uva, e la volpe che si crede bella e furba, dovrebbe iniziare a pedalare e fare ciò per cui viene pagata. Per inciso, se i gol dalla bandierina li avessero presi due portieri “seri”, con tutto il rispetto per Sportiello e Mirante, eravamo ancora lì a ridere e invece siamo riusciti a farli passare per “gol d’autore” mascherando, nel nostro caso almeno, i restanti 89 minuti e passa di nulla cosmico.
La verità è che non abbiamo passato il centrocampo con un’azione che si possa definire tale e chi sostiene che la sconfitta non è meritata, è complice della volpe. Abbiamo una squadra affetta da bipolarimo, che alterna stati d’animo in successione ravvicinata manco fossimo sulle montagne russe, che appena vede la scritta Gennaio sul calendario si inietta sonniferi a profusione e mi fa rimpiangere le trasferte nei campi sperduti della B, e quelle sante traverse che ci hanno salvato il fondoschiena. Almeno mi divertivo e non ero costretta a tirare fuori i soliti discorsi, triti e ritriti, tanto per dire qualcosa. Perché francamente non c’è niente da dire sulla partita contro la Fiorentina, così come non ci sarà nulla da dire di rilevante fino alla fine al netto di qualche prestazione che faremo in maniera estemporanea.
Ed è questa la cosa più triste, la consapevolezza che chiunque entri in quel campo da qui a maggio cercherà di mettersi in luce da personaggio in cerca d’autore, senza un reale scopo comune, che permetta di fare considerazioni che vanno al di là del “bisogna ricucire i rapporti”, “senza Verdi siamo zero”, “siamo in crescita ma”. Le ambizioni si allenano come i muscoli e la tattica ma se i valori assoluti rasentano la mediocrità, sarà il caso di avviare una seria discussione sulla programmazione perché quei 3 o 4 giocatori che sanno che significa giocare a calcio non possono essere costantemente circondati dalla “minuzzaglia” (passatemi l’uso di quest’espressione odiosa ma in questo caso rende bene l’idea). Poi, se mentre scrivo, leggo le dichiarazioni dell’agente di Gabbiadini mi sale ancor di più il fastidio.
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