Due gli episodi chiave che evidenziano come, più che il protocollo, andrebbe riscritto il rapporto tra arbitro e varista, in modo tale che sia colui in possesso di immagini migliori e chiare a prendere una decisione corretta, sanando eventuali errori oggettivi e non inerenti al metro arbitrale utilizzato in partita, quello sì a discrezione dell'arbitro di campo. Ma se anche il Var commette un errore pur con l'evidenza delle immagini c'è poco da fare. Da un lato ci sono i direttori di gara poco inclini alla correzione, Livio Marinelli è l'esempio lampante. Si ricorda un rigore incredibile dato contro il Bologna in quel di Venezia, e confermato dall'arbitro nonostante il richiamo all'on field review, e poi l'espulsione di Baschirotto a Monza, anche questa errata e altrettanto confermata all'OFR. Insomma, inutile chiamarlo al Var se tanto poi non ha la mentalità aperta per farsi correggere a fronte di un errore chiaro ed evidente. Poi l'altro caso, cioè l'errore di chi sta al monitor. Due anche qui gli episodi inequivocabili. L'intervento di Berardi su Bremer a Reggio Emilia in cui il varista guarda, più che la dinamica, il fatto che il piede del numero dieci 'strisci' sulla gamba in iper estensione del difensore. Ma potrà mai un attaccante trovare con così tanta precisione la strisciata a mezza gamba per non farsi espellere? No, è impossibile e quello era rosso diretto. Poi il gol di Ferguson a Monza. Nell'errore, l'arbitro Pezzuto aveva effettivamente trovato una finezza fischiando a palla entrata, quindi rendendo possibile l'intervento della tecnologia, ma purtroppo al Var hanno segnalato un leggero contatto di ginocchio tra Zirkzee e Caldirola, come se il calcio non fosse uno sport di contatto e quasi entrando nel regolamento cestistico in cui non si può invadere il famoso cilindro dell'avversario.