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Si capisce, però, come Liverpool prenda spazio nei pensieri di una città che da sessant'anni attendeva questo momento, lo bramava, lo invidiava ad altri e pensava di non poterlo più rivivere (detto che dopo lo scudo del 1964 ci fu l'Anderlecht e non il Real Madrid) ed è come per un tennista professionista, ma non di altissimo livello, qualificarsi al Roland Garros per la prima volta e provare a rimanere concentrato sull'imminente challenger di Francavilla al Mare. No, non è facile perché la possibilità di affrontare Alcaraz sul Chatrier occuperebbe tutti gli spazi possibili e in parte anche i giocatori del Bologna si staranno immaginando come sarà stare in mezzo al campo ad Anfield, con lo stadio pieno e la musichetta della Champions che riecheggia. Per dire come funziona a volte la mente umana, il sottoscritto, in terza media, per mesi ha sognato di segnare il canestro decisivo nel torneo di basket di tutte le terze classi della scuola Zappa di via Saliceto. E come andò? In semifinale l'ultimo decisivo canestro lo segnai alla penultima azione (arresto, tiro, ciuff e nell'azione successiva tre secondi in area degli avversari e tutti a casa) ma poi la finale la perdemmo nettamente senza averne una idea. Ecco, se oggi fossi un calciatore avrei solo Anfield in testa e mi immaginerei di segnare sotto lo spicchio ospite, magari dimenticandomi della gara di campionato imminente: la speranza è che i professionisti del pallone riescano a isolarsi e a fissarsi sulla Dea, che tanto disponibile non è. Liverpool viene dopo.