Thiago Motta, una guida moderna che può fare la differenza
Una delle grandi chiavi della svolta bolognese siede in panchina e risponde al nome di Thiago Motta, un allenatore moderno che la stampa italiana aveva bollato troppo presto come “fuori dal mondo” dopo che in una delle sue prime interviste parlò dei famosi sei attaccanti che voleva schierare e che agli scettici avevano ricordato le prodezze tecniche di un indimenticabile Oronzo Canà - “allenatore nel pallone”, interpretato negli anni ’80 al cinema da Lino Banfi. Thiago Motta invece è un tecnico coraggioso e in grado di portare avanti le sue idee con convinzione, tanto da far sbocciare e fiorire un progetto rimasto inevitabilmente scosso da quanto accaduto a Sinisa Mihajlovic - storico giocatore degli anni ’90, diventato poi allenatore di primo livello e che a Bologna ha scoperto prima di essere malato, combattendo per anni (e dando l’esempio ai suoi ragazzi) fino al momento in cui è stato costretto ad alzare bandiera bianca e ad arrendersi a un male più forte di lui.
Una storia umana e personale che ha catalizzato le attenzioni su un personaggio eclettico come il serbo, togliendo però riflettori e meriti a un progetto tecnico che nel frattempo è continuato a maturare - portando oggi il Bologna a vestire i panni dell’outsider di lusso, non più preoccupata dall’essere risucchiata in zona retrocessione, ma curiosa di guardare cosa può accadere più avanti. Le difficoltà della Roma ad esempio aprono spiragli inattesi in testa alla classifica, guardando ai piazzamenti d’onore: per il Bologna in questo autunno è obbligatorio ragionare tenendo bene a mente che il sogno Conference League e qualificazione europea in generale non solo è alla portata, ma potrebbe diventare realtà tra qualche mese.
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