lo spunto

Per due che come noi

Il rischio di perdere Motta ma anche la necessità di andare avanti e farsi trovare pronti: il Bologna resta al di là dei protagonisti, ma serve capire come rimanere ad alto livello
Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 
Per due che come noi- immagine 1

A maggio 2014, nel cinquantenario dal settimo Scudetto, il Bologna retrocedeva malinconicamente, (Diamanti ceduto a mercato chiuso, Guaraldi senza liquidità, ecc), a maggio 2024 il Bologna ha invece conquistato il suo ottavo Scudetto. La Champions vale un titolo. Il tempo è galantuomo, si dice sempre, e in effetti stavolta è stato proprio così. Nessuno avrebbe potuto immaginarlo e nessuno avrebbe potuto immaginarlo nemmeno con Saputo, nonostante abbia rispettato la scadenza dei dieci anni. A Joey abbiamo detto grazie dieci anni fa, poi la passione si è un po’ annacquata in mezzo ad anni anonimi, ma oggi siamo pronti a dirgli grazie di nuovo, perché il calcio è una altalena, un po’ come l’amore e a volte ci si vuole più bene di altre, a volte ci si arrabbia di più e ci si scorna, ma anche criticare significa tenerci tanto. Alla fine ognuno ha avuto la sua parte di ragione: da un lato a considerare Saputo al lavoro per creare le famose ‘basi solide’, dall’altro chi ha sempre sostenuto che il Bologna potesse inserirsi ai piani alti e che, con un proprietario ricco, il sistema sarebbe diventato scalabile. E lo è stato. Perché non si possa vivere unitamente questa incredibile avventura non è dato sapere, ma sarebbe auspicabile farlo, gioendo ognuno a modo suo. Mi viene anche da pensare al Civ, a Stefano, a Sinisa, chissà oggi come saranno felici di vedere Bologna così. ’E a volte è anche bello trattarsi un po' male. Dormire di schiena per poi farsi abbracciare’ canta qualcuno.

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