editoriale

Settimane di vuoto, ma non saremo mai rilassati

È un periodo dell’anno strano, quello che stiamo attraversando. È un periodo dell’anno nel quale tutto sembra tacere, nel quale sembra manchi qualcosa. Si vive in una sottospecie di limbo, in cui il calcio da qui alle prossime...

Giacomo Bianchi

  • È un periodo dell'anno strano, quello che stiamo attraversando. È un periodo dell'anno nel quale tutto sembra tacere, nel quale sembra manchi qualcosa. Si vive in una sottospecie di limbo, in cui il calcio da qui alle prossime settimane sarà solo ed esclusivamente tinto di azzurro, con il rossoblù che viene messo momentaneamente da parte. Ma non perché cali l’amore o la passione per il nostro Bologna, ma semplicemente perché adesso sono tutti in vacanza, perché è ancora presto per parlare di mercato in maniera convincente e seria, perché da qui all'inizio del ritiro manca più di un mese e perché di fatto tutti i temi e le polemiche della stagione appena conclusa sono stati ampiamente sviscerati. In più, adesso che è ufficiale anche l'arrivo di Bigon, che sappiamo con certezza che Donadoni sarà il nostro allenatore anche per il prossimo anno, e che Saputo non ha nemmeno un mal di pancia, abbiamo esaurito anche le argomentazioni "societarie". È chiaro che di temi da trattare de ne sono e ne saranno sempre, dalla diatriba sulla cessione di Diawara, a quanto si vuole spendere per trattenere Giaccherini, al fatto che Palladino non faccia impazzire nessuno e via così.

    Tanti temi, e per fortuna, mi verrebbe da dire. Tra l'altro, non dimentichiamo mai che stiamo parlando di sport e che, a prescindere dai discorsi più o meno seri che possono essere fatti, si tratta sempre di una passione e di un divertimento. Però è un dato di fatto: in questo momento siamo tutti un po' più tranquilli, non abbiamo la tensione delle ore prepartita e il nervosismo da smaltire dopo una brutta sconfitta nel post. Ci rilassiamo sfogliando i giornali e i tablet alla mattina, consci però che quello che c'è scritto può essere smentito nel giro di poche ore, specie se si parla di mercato e di grandi nomi. Ma va bene così, è solo giugno, all'inizio della prossima stagione manca ancora tanto, e allora tutti quanti abbiamo bisogno di rilassarci un po' e di ricaricare le batterie per tornare più carichi che mai tra qualche mese. Però, però, però... Però manca qualcosa. Sembrano irreali le domenica al Parco Tallon o ai Giardini Margherita, oppure in centro a fare shopping, sembrano irreali le code in fila in autostrada per il weekend in Riviera e non per una trasferta verso Milano, Bergamo o Torino. Sì, manca qualcosa. Manca fare la formazione del fantacalcio alle 17.57 con l'ansia di perdere a tavolino, manca la schedina del sabato pomeriggio nella quale il Bologna non si gioca mai per scaramanzia, manca guardare i risultati live sugli smartphone e passare i weekend cercando di osservare più squadre possibile. È un dato di fatto, il calcio è una passione, una passione che ci colpisce e che influenza la nostra quotidianità, o meglio, i nostri weekend. Ma la cosa che più manca è veramente la partita del Bologna: ci si sente quasi persi a non potere discutere sulle parole di Donandoni in conferenza stampa, sembra irreale passare 12-13 domeniche nelle quali non si possono vedere i nostri eroi vestiti di rossoblù scendere in campo e lottare con la maglia addosso. Sembra irreale non avere discussioni il lunedì mattina con juventini, interisti e romanisti, sembra irreale non potere parlare di polemiche arbitrali o lamentarsi con la nostra ala destra dicendo "ai tempi di Nervo, uno così non giocava nemmeno in serie C", e così via. Sono settimane così, nelle quali qualcosa manca. E' come se fossero incompiute. Come se ci fosse stato tolto qualcosa. C'è chi afferma che senza calcio e senza nervosismi si viva meglio, si sia più rilassati. Ne siamo così sicuri veramente?