editoriale

Mercato? Il Bologna non ha bisogno di una rivoluzione

Mentre i giocatori hanno cominciato il richiamo della preparazione fisica in terra siciliana, ecco che ricomincia il mercato. Il solito mercato invernale che, a seconda delle condizioni di una squadra, può essere sinonimo di rivoluzione, di...

Giacomo Bianchi

Mentre i giocatori hanno cominciato il richiamo della preparazione fisica in terra siciliana, ecco che ricomincia il mercato. Il solito mercato invernale che, a seconda delle condizioni di una squadra, può essere sinonimo di rivoluzione, di aggiustamenti, di piccole modifiche, o di nulla assoluto. Ci saranno delle Società che dovranno intervenire per cambiare pelle e provare a salvare la stagione, ci saranno Società che avranno il compito di migliorare la propria rosa perché sono lontane dagli obiettivi che si erano poste in avvio di stagione, e ci saranno Società che si dovranno preoccupare di "puntellare" la loro rosa con piccoli accorgimenti per la seconda parte di campionato. L'impressione è che il Bologna faccia parte di questo range di squadre, che coinvolge la maggior parte della Serie A.

I rossoblu non hanno bisogno di 5-6 acquisti di livello per migliorare la loro posizione e/o per dare una svolta al loro campionato, ma hanno bisogno di piccoli interventi per coprire le lacune che ci si è accorti di avere. E allora, ecco che arriverà presumibilmente un attaccante centrale, ecco che arriverà un esterno e chissà che non possano esserci altre trattative, magari legate ad alcune cessioni. Anche se non se ne sta parlando particolarmente in questi giorni, penso che un terzino sinistro che vada a riempire il buco lasciato da Morleo possa arrivare. Lo stesso vale per il centrocampo, dove in caso di uscita di Donsah, non è escluso che qualcuno possa prendere il suo posto. Sinceramente non mi priverei mai di uno come Godfred, anche se l'impressione è che non sia dello stesso avviso Roberto Donadoni, che non lo ha praticamente fatto mai giocare nel girone di andata. Con Taider in Coppa D'Africa, potrebbero però aprirsi nuove possibilità di essere schierato, ed ecco che la sua eventuale cessione dipenderà molto anche dal cammino della nazionale algerina.

In avanti, l'arrivo di Cerci dato per imminente, porta l'uscita inevitabile di Anthony Mounier, sia per una questione di lista, sia per una questione di impiego effettivo. E poi c'è Marios Oikonomou. Bigon ha detto ai microfoni di Sky che il greco è un patrimonio della Società, e con queste parole si trova a chiudere alla sua eventuale cessione. Bisogna capire se si tratta di parole di circostanza e ancora fuori dalla logica del mercato, o se effettivamente a Casteldebole c'è la convinzione che Marios possa ancora essere un punto di riferimento del Bologna attuale. Non ci sarebbe nulla di male, a mio parere, nel vendere Oikonomou, e il mio giudizio va oltre le sue prestazioni poco convincenti di questa stagione. Penso, a differenza di altri, che il greco sia un difensore di buon livello e adatto alla Serie A, ma mi sembra anche evidente che in questo momento storico non sia una delle prima scelte di mister Donadoni. La logica del mercato fa pensare ad una trattativa in uscita, che permetta a lui di rilanciarsi altrove, al Bologna di incassare (quanto, però?) e a chi lo dovesse prendere di avere a disposizione un buon difensore centrale. Non sto dicendo che Marios debba essere venduto a tutti i costi, assolutamente. Anzi, se dovesse restare, sarei contento, continuerei a fare il tifo per lui e sperare possa tornare ad alti livelli, quelli che purtroppo ci ha fatto vedere solo a sprazzi. Però c'è un mercato di mezzo, e ci sono dei professionisti che hanno il compito di acquistare/vendere/trattare e decidere per i loro assistiti. Niente di nuovo, alla fine. Insomma, tra trattative più o meno concrete, oggi parte il mercato. Non sarà un mercato scoppiettante, questo è abbastanza evidente. Può succedere di tutto, ma l'unica speranza che ho io, è che si tratti di un mercato che venga fatto con logica e con scelte non fini a se stesse. Di altri Zuniga e Constan, per esempio, non ce ne facciamo nulla.