editoriale

La befana porta punti, ma la grande bellezza è il progetto tecnico

Cuore e coraggio ingredienti fondamentali nella vittoria di un Bologna formato trasferta, ma diverse situazioni critiche in Serie A spostano la mia attenzione sull'importanza del chiaro progetto tecnico sposato dalla nostra società.

Matteo Ragazzi

Milan – Bologna è stata una partita inguardabile. Seriamente. Confusionaria come poche, favorita da infiniti contropiedi che almeno ne hanno alzato parzialmente il ritmo. Possiamo ammettere tranquillamente che, alla fine dei conti, la squadra più libera mentalmente ha conquistato il bottino pieno. “Imperfetti, ma vincenti” tanto per citare “Lo Spunto” del caro Minguzzi.

Due citazioni in particolare: una per Sant'Antonio da Castellammare, capace di parare anche le bestemmie lanciate dai tifosi milanisti; una per Alessio Cerci, capace di sbagliare tutto e forse qualcosina in più. Ma per l'ex Roma apro una porticina: sul prato verde del Dall'Ara avrebbe modo di mostrare tutte le sue qualità, a condizioni vantaggiose la pista potrebbe concretizzarsi poiché già sondato da Pantaleo Corvino in tempi non sospetti. L'operazione non pare semplice anche per la volontà dell'Atletico di escludere la pista dei prestiti secchi (asterisco alla soluzione Genoa), ma l'avventura milanese di Cerci è certamente giunta ai titoli di coda, inevitabilmente il ragazzo cambierà aria. Se non altro perché a Milano, sponda rossonera, non sanno più che pesci pigliare. E da tempo ormai. Squadra costruita senza un criterio calcistico logico e assenza di un'organizzazione societaria chiara, la colpa ricadrà sull'allenatore, nuovamente, ma i colpevoli sono da ricercare altrove.

Quindi, più che il coraggio e il cuore dei rossoblù in grado di sbancare San Siro, mi sento di premiare la grande bellezza del progetto tecnico di casa nostra, un film stupendo, commovente e atteso da ere geologiche.

Non riesco a pensare ad altro, vedendo il Milan piegato in questo status inadatto. Un collettivo formato da società e squadra che arranca anno dopo anno in maniera sempre più vistosa: ripensare a Pirlo, Rui Costa e Seedorf in mezzo al campo mi strazia l'anima. Ma non basta. L'assist me lo servono involontariamente Palermo e Genoa, squadre invischiate nella stessa lotta dei rossoblù, ma che giocoforza intraprenderanno un cammino differente.

Tragicomica la situazione dei rosanero: “Ballardini, lei è esonerato!”

Driin Driin. “Salve Iachini, potrebbe tornare sulla sua vecchia panchina?”

“Ok presidente, però a gennaio mi servirebbe qualche rinforzo...”

“Tu tu tu tu” “Pronto Ballardini, stavo scherzando, lei è ancora l'allenatore del Palermo”.

Un dietrofront pazzesco, esagerato anche per Zamparini. Una rosa molto simile a quella dell'anno precedente, tranne per le assenze pesantissime di Dybala e Belotti. Ovviamente i soldi derivanti dalle cessioni dei due attaccanti non sono stati re-investiti, annullando il circolo vizioso dei benefici annessi al seguito di plusvalenze da capogiro.

Estrema anche la situazione in casa Genoa, il club di Preziosi vive annate altalenanti proprio per l'assenza di obiettivi. Non importa crescere in maniera costante, magari ponendo un mattone dopo l'altro per costruire fondamenta sicure: l'imperativo è stravolgere la rosa ogni sessione di mercato. Risultato? Ad inizio stagione ti trovi talenti immensi, giocatori futuribili e protagonisti solidi come Perotti, Iago Falque e Matri, un anno dopo (se non pochi mesi, il tempo di arrivare a gennaio) l'undici titolare è variato per almeno 5/11. Parlo di due squadre potenzialmente di livello, che hanno vissuto stagioni magiche in tempi recenti e con bacini d'utenza simili a quello bolognese.

Dieci, cento, mille grazie a chi rende finalmente possibile il contrario per i colori che amiamo. Dieci, cento, mille grazie perché con pochi innesti mirati il valore generale della squadra può cambiare in maniera impressionante. Non solo, perché se si dovesse riuscire nell'impresa di sfoltire la rosa, più che altro un'utopia negli ultimi anni, verrebbero aggiunte pedine funzionali anche in ottica futura. Il mercato in uscita rappresenta la più grande risorsa per il mercato in entrata.