editoriale

Il (nostro) mondo capovolto: un girone dopo è cambiato tutto

Da Bologna-Palermo a Palermo-Bologna: un girone di distanza ma il nostro mondo non è più lo stesso.

Matteo Ragazzi

Lettera a Guardiola:

“Caro Pep, volevo solo farti notare che il mio Bologna non ha preso gol dalla Juventus. E se Donsah non avesse un piede esagonale potevamo pure portarla a casa.

Ciao Pep, ciao.

Tuo Roberto Donadoni”.

Scherzo, ma attualmente il lavoro di Donadoni è talmente di alto livello che davvero fatico a trovare aggettivi giusti per definirlo. L'uomo giusto al momento giusto, perché nel calcio come nella vita la fortuna e il tempismo sono basilari, ma lo dissi anche tempo fa in un altro editoriale. Non aspettiamoci che riesca a trasformare l'acqua in vino, ma dopo un rigenerato Mbaye aspettiamoci un tentativo di recupero simile anche per Crisetig.

Il tempismo e la fortuna sono basilari nella vita, così come nel calcio. Lo ripeto perché vedendo Bologna e Palermo ti accorgi di quanto il nostro mondo sia cambiato e di quanto siano labili certi equilibri invisibili.

Già, perché era il 18 ottobre, sempre alle 12 e 30. Il destino, oserei pensare. Delio Rossi e Iachini, ancora una volta. Due squadre in difficoltà, in piena zona retrocessione. Il progetto tecnico non spicca il volo e le critiche spesso assumono toni durissimi: partenza da mani nei capelli e lacrime agli occhi. No, non può andare così. Si intravedevano le potenzialità della rosa plasmata da Corvino, d'altronde la squadra giocava o almeno l'intenzione era palese ma raramente durava più di un tempo, più di 45 minuti. Per non parlare dei limiti psicologici, il vero scoglio da superare, un blocco troppo massiccio per un gruppo giovanissimo e al tempo orfano di diversi leader. Tant'è che basta una rete del Mudo per tagliare le gambe dei rossoblù per una mezz'ora abbondante.

Un girone dopo il mondo è capovolto: nono posto agganciato, con il settimo a soli quattro punti e prospettive concrete di crescita, considerando anche il cammino del Bologna dall'arrivo di Donadoni: una macchina che viaggia a medie da Champions League. Il progetto tecnico è realtà, si sprecano gli elogi anche tra i media nazionali. Adesso il rossoblù fa tendenza e in diversi iniziano a notarci. Insomma, sognare non solo è lecito ma anche possibile. I limiti psicologici? Da quel gol di Giaccherini contro l'Atalanta non esistono più. Tanti, tantissimi i punti guadagnati nei finali di gara o in rimonta. No, non può essere un caso.

Adesso però bisogna diventare grandi, perché contro l'odiata Juventus la gara si scrive in maniera automatica, gli stimoli non devono essere ricercati e lo stesso discorso vale per la parte tecnico tattica. I rosanero attualmente vivono lo stesso momento di forma del Bologna di Delio Rossi: una squadra fisicamente a pezzi, che comunque crea ma fatica a finalizzare, distrutta e confusa anche dai continui cambi di guida tecnica. In piena zona retrocessione per giunta, il Frosinone neopromosso è lontano solo tre punti e anche l'Hellas, ormai spacciato, ha ridotto notevolmente il gap dall'oasi chiamata salvezza. Una preda potenzialmente perfetta, a cui basterebbe solo un colpo per ottenerne lo scalpo, a patto che non si sottovaluti l'avversario. Abbassare la guardia e la soglia di attenzione sarebbe un peccato mortale giunti a questo punto: la partita di domenica può considerarsi relativamente semplici solo se la impatti nel modo giusto.

La strada è stata battuta, che senso avrebbe tornare indietro?

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