editoriale

E’ sufficiente uno stadio nuovo per vederlo pieno?

Continua a tenere banco la questione stadio, ma l'esperienza recente di Udine insegna che non basta uno stadio nuovo per riempirlo in maniera costante.

Matteo Ragazzi

Proiettarsi nel futuro in un sistema che vive nel passato, seguire la scia tracciata dai top club europei: ecco il piano del Bfc riguardo il nuovo stadio. Innanzitutto lo stadio si appresterà ad ospitare eventi aziendale e privati, un grosso passo in avanti, ma è leggendo le dichiarazioni rilasciate dall'assessore comunale Luca Rizzo Nervo a “Tempi Supplementari” che emergono particolari interessanti.

In realtà, particolari aggiornamenti recenti non ce ne sono. C’è il lavoro della Soprintendenza, che è tuttora in corso. Credo in effetti che la Soprintendenza del Bologna abbia di fatto terminato il suo lavoro e che abbia ‘passato’ le carte, per la rilevanza del progetto, anche al Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Cultura, che si può considerare la Soprintendenza delle Soprintendenze: la pratica si sta quindi ulteriormente istruendo. Ho aspettativa che da qui a non molto ci sia un pronunciamento che tutti auspichiamo positivo, in modo da poter arrivare, come più volte detto, da parte del Bologna calcio a delle scelte che siano definitive e lavorare per renderle fatti”.

Riassumendo: la strada è lunga, ma in tempi non estremamente dilatati si potrebbe entrare nel concreto, ossia verso maggio. Partendo dal presupposto che pochissime società in Italia possiedono uno stadio moderno, possiamo comunque contare su un esempio concreto per capire il possibile impatto di una struttura nuova, o totalmente restaurata, a livello di numeri. Parlo di una società leader in Italia se parliamo di innovazione: l'Udinese.

Stadio nuovo = aumento di pubblico? No, mi dispiace, l'equazione non funziona.

Da quando l'Udinese ha inaugurato il Dacia Stadium sono state disputate quattro partite al proprio interno: Juventus, Lazio, Bologna, Hellas Verona. Prima di snocciolare numeri e statistiche, l'impatto visivo presentato dalla casa dei friulani è desolante: Sky offre una visuale imbarazzante di ampi spazi vuoti, sensazione moltiplicatasi all'inverosimile dall'effetto arlecchino dei seggiolini liberi. E i numeri non mentono: se con la Juventus è stato fatto registrare il tutto esaurito (25.000 persone), lo stesso non si può dire delle gare seguenti. 13.611 in casa contro la Lazio, 14.975 contro i rossoblù di Donadoni e 14.776 con gli scaligeri. Più o meno gli stessi spettatori presenti in altre occasioni, prima che venisse inaugurato il Dacia Stadium: 15.000 tifosi per Udinese – Empoli, 13298 in occasione della gara casalinga contro il Frosinone. Senza contare i sold out (rispetto ai posti disponibili) con le due milanesi: oltre 16.000 spettatori registrati in entrambe le occasioni.

Domanda – forse – banale: quale sarebbe il vantaggio nel costruire uno stadio nuovo se comunque questo non basta ad attrarre più gente rispetto alla media, se non per quelle 3 o 4 partite stagionali? I dati presentati e raccolti da stadiapostcards.com appaiono ai miei occhi ancora più gravi, se consideriamo il fattore novità legato alla presentazione e alla disponibilità di uno stadio nuovo e coperto, molto più vicino al campo da gioco, già di per sé un motivo ottimo per esplorare l'esperienza live. Il brivido che mi provocano Bundes e Premier non è legato alla bellezza architettonica (indiscutibile) di meravigliosi stadi all'avanguardia, ma il fatto che siano sempre e comunque pieni. Bologna e Udine, per città e tifo, sono lontanissime, ma mi rendo immediatamente conto che la dimensione corretta per il nuovo Dall'Ara debba aggirarsi attorno alle 25.000 unità, perché non avrebbe senso riempire la struttura per soli 3/5 come nel caso friulano. Senza dimenticare la possibilità di ampliarlo successivamente, come accade sempre più spesso in Europa.

Non è la pista d'atletica o lo stadio parzialmente scoperto a lasciare il tifoso inchiodato sul divano, semmai le cause possono essere ricercate altrove: aumento smodato dei prezzi e uno scarso lavoro sui tifosi. Poi ovviamente in caso di maltempo è condivisibile una minore presenza di spettatori, soprattutto in caso di assenza di coperture adeguate, ma la stagione calcistica dura da agosto a maggio ed è quindi chiaro che appaia come una giustificazione parziale. E' inutile aspettare la costruzione di stadi stupendi e mastodontici se prima non si inizia un serio lavoro in tema di ospitalità, prezzi e fidelizzazione dei tifosi, specialmente i più giovani. Quali sarebbero altrimenti i motivi per i quali Mainz e Fiorentina condividono la stessa media spettatori? E lo stesso vale per la strana coppia Sunderland e Juventus.

E pensare che il Tottenham vuole coatruire uno stadio da 61.000 posti: un altro mondo.

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