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Santi in paradiso non ce n’è

di Rosanna D'Atri

Redazione TuttoBolognaWeb

Se il buongiorno si vede dal mattino, spero arrivi presto sera perché il day after del derby dell’Appennino porta con sé postumi da brividi. Neanche il tempo di smaltire la sconfitta che arriva, tra capo e collo, la bastonata sull’infortunio di Simone Verdi e l’ennesima riprova del fatto che a Bologna, da un mesetto, girovagare in purgatorio e non intravedere la luce del paradiso neanche per sbaglio, è realtà.

 

Una realtà che abbiamo bisogno di comprendere, accettare e prendere a calci così forte da invertire la tendenza negativa che sembra essere in perfetta collisione temporale con il prossimo 2 novembre. Perdonate il paragone azzardato e forse irrispettoso ma il Bologna della prima mezz’ora di ieri mi è sembrato una squadra di morti, lo dico con molta franchezza e onestà. A chi come me, da inizio campionato, ha difeso a spada tratta questi ragazzi ed ha sostenuto l’importanza di uno stile alternativo alla massa dei lamentosi, la sconfitta di ieri ha lasciato un amaro in bocca difficile da mandare giù non tanto perché abbiamo perso la partita ma per come l’abbiamo persa e per l’ennesimo sciacallaggio della classe arbitrale. È il mio punto di rottura.

 

Rottura in tutti i sensi, quella sfiorata con quell’intervento da kamikaze sulla caviglia di Mbaye, quella provata per l’ennesima “ingenuità” di Gastaldello, quella sentita nel cuore per non aver potuto provare una gioia degna dell’entusiasmo che la Bulgarelli e la presenza di Saputo hanno portato al fischio d’inizio. Come sia possibile non farsi contagiare da quell’entusiasmo e regalare il primo tempo a una Fiorentina brutta tanto quanto noi, resta per me un mistero e la seccatura di ascoltare Sousa o chi per lui dichiarare di aver meritato la vittoria è ancora più demoralizzante perché è vero, l’hanno meritata, non perché siano stati superiori ma solo perché erano meno morti di noi. Del resto si sa, è il risultato quello che conta.

 

Allora facciamoli due conti perché sì, il mio entusiasmo odierno è pari a quello di chi ieri sera ha visto Higuain optare per lo scherzetto e non per il dolcetto, ma restiamo pur sempre la squadra che ha giocato un primo tempo contro il Sassuolo sprizzando bollicine da calcio champagne e solo una settimana fa. Siamo pur sempre la squadra che fino alle 20 di ieri sera aveva gli stessi punti in classifica della Fiorentina, siamo pur sempre la squadra che in dieci giornate ha già affrontato formazioni con ambizioni superiori alle nostre per contratto e non ne è uscita con le ossa rotte, come tutti i bookmakers avevano previsto.

 

Insomma, Santi in paradiso non ne abbiamo, si è capito forte e chiaro ma abbiamo un margine di miglioramento che le nostre dirette concorrenti temono. Facciamoci temere dunque, non solo in campo.