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Empoli-Bologna, l’amarcord

Redazione TuttoBolognaWeb

Il 6 ottobre 2002 Empoli e Bologna pareggiarono 0-0 alla quinta giornata di un campionato che vedeva il calcio italiano ripartire dalla batosta subita al mondiale nippo-coreano, caratterizzato da arbitraggi smaccatamente favorevoli alla Corea del Sud, la quale conquistò il quarto posto.

La Juventus si aggiudicò lo Scudetto grazie, tra le altre cose, alle 16 reti di Alessandro Del Piero, mentre la palma di capocannoniere se la aggiudicò Christian Vieri dell'Inter con 24.

Bolognesi ed empolesi si salvarono senza particolari patemi, mentre scesero Torino, Como, Piacenza ed Atalanta dopo il doppio spareggio contro la Reggina (0-0 a Reggio Calabria e 1-2 a Bergamo). Ma la cosa che segnò in maniera indelebile quell'annata fu la prima finalissima di Champions League tra due squadre italiane, fatto finora unico. E' doveroso aggiungere che anche Inter e Roma parteciparono alla competizione.

Nella prima fase i giallorossi capitolini finirono nel gruppo C, assieme a Real Madrid, AEK Atene e i belgi dello Genk, dove vinsero due gare (1-0 al Real e allo Genk), ne pareggiarono tre, perdendone solo una e passando come secondi alle spalle degli spagnoli.

I nerazzurri, invece, arrivarono primi nel gruppo D (con Ajax, Olympique Lione ed il Rosenborg dalla Norvegia), vincendo due volte contro gli olandesi (1-0 e 2-1) e battendo i norvegesi (3-0), pareggiando due partite e subito una sola sconfitta. Nel gruppo E (Newcastle, Dinamo Kiev e Feyenoord), invece, la Juventus recitò il ruolo del leone vincendo quattro gare totali contro ucraini (5-0 e 2-1), gli inglesi (2-0) e gli olandesi 2-0), con un pareggio ed una sola sconfitta. I rossoneri completavano il quadro delle italiane nel gruppo G, in compagnia di Deportivo La Coruña, Lens e Bayern Monaco. Il loro ruolino di marcia fu di quattro vittorie (doppio 2-1 ai bavaresi, analogo risultato contro i transalpini e 4-0 agli iberici).

Nella seconda fase, l'Inter andò nel gruppo A, con Barcellona, Newcastle e Bayer Leverkusen, cogliendo tre vittorie (3-2 e 2-0 ai teutonici, 4-1 ai britannici), due pareggi ed una sconfitta.

Con le solite quattro vittorie (tutte per 1-0) il Milan passò nel gruppo C (con Real Madrid, Borussia Dortmund e Lokomotiv Mosca), vincendo contro i russi (due volte), gli spagnoli ed i tedeschi, venendo sconfitto due volte.

La Juventus, nel gruppo D (Manchester United,  Deportivo La Coruña e Basilea), fece un po' di fatica, vincendo contro gli svizzeri (4-0) ed i galiziani (3-2), pareggiando solo una volta e perdendo tre gare. Alla Roma, purtroppo, andò peggio: nel gruppo B (Valencia, Ajax ed Arsenal), vinse solo un partita (3-0 ai valenzani), pareggiandone due e perdendo le altre tre, finendo così eliminata.

Ai quarti di finale la Juventus ebbe la meglio sul Barcellona con un complessivo 3-2 e la gara di ritorno al “Camp Nou” che si trascinò ai supplementari (1-1 all'andata, lo stesso al ritorno entro i novanta minuti) e fu decisa da una zampata di Zalayeta.

Anche il Milan dovette lottare contro gli olandesi dell'Ajax Amsterdam, pareggiando 0-0 nella capitale dei Paesi Bassi, vincendo poi a San Siro per 3-2 e pure per l'Inter non fu facile, vittoriosa per 1-0 tra le mura amiche, ma sconfitta per 2-1 a Valencia e gli eroi di quella gara furono Vieri autore del gol-qualificazione e Toldo, che alzò un muro di cinta di fronte ai numerosi e furibondi attacchi dei padroni di casa. Per il resto, Real Madrid e Manchester United si affrontarono a viso aperto in due emozionanti partite: vittoria dei “blancos” per 3-1 al “Santiago Bernabeu” e sconfitta per 4-3 all'”Old Trafford” (che doveva ospitare la finalissima), con Ronaldo autore di una straordinaria tripletta che vanificò i gol di Van Nistelrooy (capocannoniere della manifestazione con 12 centri), Beckham (doppietta) e l'autorete di Helguera.

Le semifinali videro opposti “blancos” ai bianconeri, i quali ribaltarono a Torino il 2-1 patito a Madrid con un secco 3-1 (firmato da Trezeguet, Del Piero e Nedved), mentre nel derby milanese, il Milan superò l'Inter pareggiando 0-0 l'andata e 1-1 (Shevchenko e Martins) al ritorno, con il capoluogo lombardo letteralmente immerso in un'atmosfera elettrica, mai vista prima.

Il 28 maggio 2003, nello stadio “Old Trafford” di Manchester, ebbe luogo la prima finalissima “tricolore” della storia; se la semifinale precedente aveva spaccato in due un'intera città, quest'ultimo atto della manifestazione divise un'intera nazione.

Le due squadre lottarono subito fin dall'inizio e dopo nove minuti fu annullato un gol a Shevchenko per fuorigioco di Rui Costa e al 17' Buffon regalò una parata di grande classe su incornata di Inzaghi; a seguire, il portoghese non sfiorò il gol per un soffio e la Juve si fece vedere prima con Del Piero, la cui conclusione fu respinta in angolo da Dida e successivamente con una confusa mischia in area di rigore. Nel secondo tempo, dopo tre minuti di gioco, Antonio Conte colpì di testa su cross di Del Piero, centrando in pieno la traversa, dopodiché solo cambi e poche emozioni: quando l'arbitro tedesco Markus Merk fischiò la fine, i giocatori si prepararono ai tempi supplementari, che però regalarono solo stanchezza e noia.

Dopo 120 minuti di confronto, si procedette alla lotteria dei calci di rigore e i portieri salirono in cattedra: Trezeguet si fece respingere il tiro, Serginho insaccò, Birindelli gonfiò la rete con una conclusione precisa e potente, Buffon compì il miracolo su Seedorf, la parità era stata ristabilita. Toccò a Zalayeta e Kaladze, ma nessun dei due effettuò il passo decisivo e gli estremi difensori opposti sventarono il pericolo, il macigno pesante della tensione continuava a pendere sulle teste dei presenti e di tutti quelli che seguivano l'evento. Montero aveva l'occasione di riaprire le danze per la Juventus, ma esaltò nuovamente la bravura di Dida, che respinse ancora, gettando nella più cupa disperazione l'undici bianconero. Nesta, dal canto suo, trasformò freddamente nonostante Buffon intuì sfiorando la palla con una mano, ma invano. Del Piero si caricò tutto il peso dell'ultimo tiro e non sbagliò, spiazzando il portiere rossonero, toccò quindi a Shevchenko dare il colpo di grazia alla “vecchia signora”, con un tiro secco e preciso, che mise il numero uno della Juventus da una parte e la palla dall'altra.

 Il Milan alza la Champions 2002/2003

Se nel 1963 Cesare Maldini aveva sollevato la Coppa dei Campioni in quello stadio dopo la finale vinta 2-1 contro il Benfica, cinquant'anni dopo è il figlio a ripetere lo stesso rito, dopo una partita storica che aveva fatto gioire l'Italia rossonera e piangere quella bianconera.

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