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Se, dunque, nemmeno l'Aia è in grado di fornire linee guida chiare, come si può pensare siano gli arbitri a dover trovare una maniera univoca di valutazione dei tocchi di mano? Se uno si mettesse nei panni di Abisso cosa ci capirebbe di questa specifica? Nulla. La prima volta non aveva fischiato e gli hanno consigliato di fischiare, la seconda volta ha fischiato e gli hanno detto che ha sbagliato. Nel mezzo, c'è stato il tocco di Gatti a Como, che sarà stato involontario (come Beukema e Lucumi) ma non è stato sanzionato nonostante avesse tolto il controllo del pallone all'attaccante. Fa specie, perché Tommasi per Bologna-Roma disse che Lucumi 'aveva deviato la palla togliendo la possibilità a due giocatori della Roma di prenderla'. E allora Gatti? L'arbitro era sempre Abisso (è anche sfortunato), ma il Var Guida quasi zittì il collega assistente che aveva provato a portare le ragioni di un rigore da assegnare. Il succo del discorso è che non c'è uniformità, non c'è una regola chiara che stabilisca cosa è naturale e cosa no, non c'è una regola della volontarietà e non si può scrivere su un regolamento che chi ha il braccio largo si assume il 'rischio' di averlo fatto. Cosa significa? Niente. L'unico rischio che si assume un difensore è quello di non marcare l'attaccante per non utilizzare le braccia, pena la possibilità che qualcuno gli calci il pallone addosso a caccia di un rigore. Il rischio, questo sì, è finire tutti come il povero Vogliacco che si è fatto autogol perché si era messo in posizione umarells. In ogni caso, sabato è stata sancita l'incongruenza generale della situazione se anche l'Aia ha valutato due episodi analoghi in maniera opposta. Ma già lo sappiamo, arriverà il momento in cui ci diranno che i due episodi non sono simili e che, come sempre, abbiamo sbagliato noi. ps: sul mancato giallo a Cancellieri non c'è molto da dire e basterebbe semplicemente aprire l'intervento Var sui secondi cartellini gialli. Lo faranno?

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