lo spunto

Thiamo Motta, Thiago Merlino, il Cammino di Santiago: se si può, teniamocelo stretto

Motta cardine di questo Bologna da sogno: ogni singola possibilità di convincerlo va perlustrata senza tentennamenti
Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 
Thiamo Motta, Thiago Merlino, il Cammino di Santiago: se si può, teniamocelo stretto- immagine 1

Il Bologna potrebbe aver messo il sigillo sulla Champions grazie al portiere di riserva, Federico Ravaglia, e all'attaccante che non segnava mai, Dan Ndoye. Napoli-Bologna sta tutta qui. Quando i segnali sono chiari credo sia anche lecito lasciare da parte la scaramanzia. E sopra c'è Thiago Motta, ormai ribattezzato da tutti con un soprannome a scelta per spiegare quanti miracoli, magie e quanto altri sia riuscito a fare. Questo biennio ha regalato al Bologna tutto quello che non aveva regalato nei 20 anni precedenti e già questo basta per delineare la storicità del momento, l'emozione difficile da spiegare a parole di una piazza che palpita come se avesse vinto uno Scudetto. Ed è così. Stare momentaneamente terzi in Serie A è un sapore inedito per almeno due generazioni di persone, tifosi, appassionati che hanno vissuto tante delusioni e poche gioie, e che magari si erano allontanati perché delusi. Ma, badate bene, non ci sono tifosi di Serie A e Serie B perché tutti soffrono e tifano a modo loro, come si può e come viene. Fa specie sentire Motta, in conferenza stampa, fermarsi e indicare la zona da dove provenivano, anche venti minuti dopo il fischio finale, i cori di giubilo dei mille e oltre rossoblù. E' la vittoria di una città intera rappresentata da 16 giocatori in campo e mille sugli spalti: la delegazione che fa pace col passato. Il nostro ottavo Scudetto, come avrebbe detto il collega Stefano Biondi di cui oggi ricorre la scomparsa.

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