Il Bologna potrebbe aver messo il sigillo sulla Champions grazie al portiere di riserva, Federico Ravaglia, e all'attaccante che non segnava mai, Dan Ndoye. Napoli-Bologna sta tutta qui. Quando i segnali sono chiari credo sia anche lecito lasciare da parte la scaramanzia. E sopra c'è Thiago Motta, ormai ribattezzato da tutti con un soprannome a scelta per spiegare quanti miracoli, magie e quanto altri sia riuscito a fare. Questo biennio ha regalato al Bologna tutto quello che non aveva regalato nei 20 anni precedenti e già questo basta per delineare la storicità del momento, l'emozione difficile da spiegare a parole di una piazza che palpita come se avesse vinto uno Scudetto. Ed è così. Stare momentaneamente terzi in Serie A è un sapore inedito per almeno due generazioni di persone, tifosi, appassionati che hanno vissuto tante delusioni e poche gioie, e che magari si erano allontanati perché delusi. Ma, badate bene, non ci sono tifosi di Serie A e Serie B perché tutti soffrono e tifano a modo loro, come si può e come viene. Fa specie sentire Motta, in conferenza stampa, fermarsi e indicare la zona da dove provenivano, anche venti minuti dopo il fischio finale, i cori di giubilo dei mille e oltre rossoblù. E' la vittoria di una città intera rappresentata da 16 giocatori in campo e mille sugli spalti: la delegazione che fa pace col passato. Il nostro ottavo Scudetto, come avrebbe detto il collega Stefano Biondi di cui oggi ricorre la scomparsa.
lo spunto
Thiamo Motta, Thiago Merlino, il Cammino di Santiago: se si può, teniamocelo stretto
Motta cardine di questo Bologna da sogno: ogni singola possibilità di convincerlo va perlustrata senza tentennamenti