lo spunto

Venti minuti non devono cancellare tre mesi. Il Bologna resta in corsa per l’Europa

Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 

Lo score dei rossoblù parla chiaro, tra piccole, big (non è che non le abbiamo incontrate) e Champions: undici vittorie, sei pareggi e due sconfitte. C'è di peggio. In altre epoche quell'undici poteva rappresentare il numero delle sconfitte, o quello delle partite non vinte. Dunque, è lecito pensare che i primi orribili venti minuti del Gewiss Stadium non vadano a cancellare tre mesi eccellenti. Serve mantenere la barra dritta, non farsi prendere dall'ansia e dall'ossessione di arrivare in Champions. Su una cosa Motta aveva ragione: cercare di togliere pressione negando il concetto di ossessione per una squadra che da sessant'anni non otteneva un certo tipo di risultato. Vale anche ora. L'obiettivo deve rimanere ben saldo nella testa, ma l'ossessione va gestita, compensata dalla consapevolezza di una squadra che resta forte per dimostrazione data sul campo. Il Bologna deve semplicemente tornare a fare il Bologna, archiviando Bergamo e ripartendo dai suoi concetti di gioco, quelli che lo hanno portato al quarto posto a un punto solo dal terzo. Banalmente, per esprimerli al meglio, quei concetti, servono i giocatori migliori e l'auspicio è che Castro e Odgaard siano della partita con l'Inter.