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E anche le tv nazionali avrebbero bisogno di accorgersi di qualcosa che sorpresa non è più, dell'eccezionalità che è diventata normalità. I focus rimangono sempre sulle solite note - sulle nobili in vetta o quelle decadute - con angoli di trasmissioni frettolose per far intendere che sì, si sono accorti del Bologna o dell'Atalanta, ma giusto due secondi sbrigativi, spesso chiosati con frasi banali come 'grande stagione, 'straordinario lavoro' e poi titoli di coda. Vale soprattutto per chi si sorprende di un allenatore come Italiano, che dovrebbe andare chissà dove (cioè in una big che magari è dietro in classifica) per fare chissà cosa, nonostante un contratto in essere che andrebbe rispettato da chi fa informazione. La differenza basilare con un anno fa è che Vincenzo ha un accordo fino al 2026 e si è detto disponibile a prolungare, mentre Motta era in scadenza e, implicitamente, ci stava facendo capire cosa avrebbe scelto a fine anno. Ma non sarebbe nemmeno utile farsi il sangue amaro per cose che non possono essere controllate e allora è meglio continuare a godersi il percorso, da grande squadra, che prosegue domani con la semifinale di Coppa Italia, poi Udine, poi la Juve. Tappa dopo tappa, come un lento pellegrinaggio a San Luca, dove si va per ritrovare se stessi, dove si salgono gradini che fanno bene al corpo e all'anima. Poi sì, in cima c'è un bel panorama, ma vuoi mettere salire con il cartello Bologna e il Dall'Ara sullo sfondo, lo sforzo, la fatica, la soddisfazione. Mentre gli altri se ne vanno al mare (cit. Cremonini).

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