E' anche anacronistico parlare di sogni. Il Bologna non li vende, perché ormai sono solide realtà, che parlano di una squadra ai vertici da due anni, senza sentirsi più l' imbucata a una festa esclusiva. Anzi, ormai è diventata l'incubo degli avversari in un Dall'Ara catino sudamericano per calore, intensità, tifo. Lo dimostra il finale di Bologna-Inter, con una formazione intenta ad attaccare (trascinata dai cori dello stadio) e l'altra, la capolista, a far melina perché il pari sarebbe stato utile. Ma si sa, i viaggi lasciano sempre tappe intermedie indimenticabili, foto da appendere all'album dei ricordi come una rovesciata di Orsolini, che può essere la degna erede del tuffo di Pascutti. Roba, oggi, da sfondi di un cellulare più che da parete da bar, ma sempre con l'eternità della memoria. Il fatto che il Bologna sia più un percorso che una meta, la trama di un film da gustare in attesa del finale, la sceneggiatura di una pellicola da Oscar, lo dimostra ogni canto a fine partita, tra Cesare e Lucio, con anche i cinni rossoblù immortalati dalle telecamere su 'caro amico ti scrivo', una sorta di eredità comune che coinvolge tutti, abbraccia una intera città e sublima l'emozione corale di un Bologna emozionante.

/www.tuttobolognaweb.it/assets/uploads/202305/366e973f006a3ce7fe18a0f8defc170d.jpg)