Eppure sarebbe un po' più semplice affrontare questo nuovo scandalo: scindere i ludopatici da coloro che hanno cercato un guadagno facile con le scommesse. Un giocatore che somma debiti milionari, non riesce a smettere, viene minacciato, potrebbe effettivamente avere avuto problemi di equilibrio psichico nella gestione di un vizio, che si tramuta in reato penale e sportivo a fronte di certi comportamenti se accertati dagli inquirenti. E se qualcuno si autodenuncia, ammette il problema e crea un percorso di uscita dal tunnel perché non consentirgli una riabilitazione? Discorso diverso se dovessero emergere giocatori intenzionati ad aumentare i propri guadagni, senza tassazione, su siti illegali, su eventi sportivi della loro squadra o su scommesse su loro stessi. Se il sottoscritto fosse calciatore professionista e facesse soldi scommettendo su una propria ammonizione, prendendola poi in campo, beh allora sì che la pena dovrebbe essere severa. Dall'altro lato, se in alcuni casi gli specialisti e i professionisti dovessero accertare la ludopatia di qualche giocatore dovremmo accettarne l'effettiva esistenza, trattandola di conseguenza con tutta la delicatezza del caso. D'altronde già in passato abbiamo sbattuto il mostro in prima pagina salvo poi scoprire che quel mostro non era mai esistito. Chi ha un problema, una patologia, può essere trattato diversamente da chi, se dimostrato, ha tratto un guadagno consapevole scommettendo su se stesso. Banale.
lo spunto

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