Banalmente, se ci si mette nei panni di un titolare che non ha un compagno capace di metterne in dubbio la titolarità si avrà sempre un appiattimento dei valori per mancanza di stimoli interni. E’ come avere un posto garantito senza rischi, il posto fisso da cui non ci deve dimettere mai, direbbe Checco Zalone. Oggi non è così, Schouten ha un Medel che ringhia in allenamento, Moro ha Dominguez che vuole riprendersi il posto, o viceversa, davanti ci sono due punte centrali (Zirkzee e Arnautovic) ma spesso giocano altri, Barrow o Sansone, segno di una profondità mai vista e che da una parte spronerà Motta a fare le giuste scelte ma dall’altro la squadra ad auto alimentare la competizione interna e di conseguenza a creare sempre maggior competitività esterna. E’ questo il segreto di Sartori e Di Vaio, capaci di non fermarsi all’undici titolare ma di ampliare a largo raggio le rotazioni e permettere all’allenatore di turno di sopperire a mancanze e infortuni; non a caso Motta è riuscito ad accelerare nel periodo di massima emergenza.