Il calcio non è catechismo. Ci sono istinti ed emozioni, ci sono gol, ci sono gioie e ci sono dolori e gli stadi sono luoghi dove si può dare sfogo a un sentimento, sempre nel rispetto di tutti. L’ipocrisia che chiede agli ex di turno di non esultare mai non dovrebbe esistere, perché si tratta di uno sport dove le critiche sono all’ordine del giorno, a volte anche gli insulti, gli allenatori vengono cambiati o esonerati e spesso nessuno riconosce meriti acquisiti in una lunga militanza perché si preferisce guardare a due partite perse piuttosto che al percorso. La riconoscenza non esiste quasi mai, perché la si sbandiera a parole mentendo a sé stessi. Nel calcio, inoltre, non ci sono cosche a cui giurare eterna fedeltà, pena la vendetta, e si cambia spesso casacca a parte pochi intimi che decidono di legare una intera carriera a una società, a patto che non vengano poi esonerati o venduti.