lo spunto

La Juve non è un modello

Manuel Minguzzi

La critica comune dei difensori d'ufficio è basata sul processo mediatico che immediatamente scatta ogni volta che la Juve finisce coinvolta in qualche 'scandalo'. Non è la prima volta: negli ultimi anni si ricordano l'esame di Suarez, una prima indagine sulle plusvalenze fittizie e ora quelle sul bilancio, segno che evidentemente la gestione non è sempre stata lineare e quantomeno sufficientemente farraginosa per gli inquirenti che hanno iniziato a indagare. Non si possono fare processi via social e tramite i media - si scagliano i più inviperiti - ma occorrerebbe ribaltare la discussione e guardarla da un altro punto di vista. Se è vero che i processi, come è giusto che sia, debbano svolgersi in adeguate aule di tribunale, è anche vero che il mestiere del giornalismo non è quello di veicolare sempre e comunque le azioni societarie della squadra tifata, esaltarle e pomparle come un unicum inestimabile e ineguagliabile. La stampa ha il compito importante di 'controllare' chi esercita un determinato potere e di assicurare ai lettori una informazione libera e indipendente, ergersi cioè a ultimo baluardo per i comuni lettori a cui va assicurata una stampa attenta a certe dinamiche. Non è una accusa a chi ha trattato l'argomento in questi anni, ma resta la sensazione che su alcune mosse non si sia andati in profondità per capire i rischi economico-finanziari di chi stava per andare a sbattere se, come detto, le accuse verranno confermate. In un certo senso, il fatto che un intero Cda si sia dimesso segna un limite ultimo, il quale magari non porterà a condanne ma di certo pone l'operato societario in una posizione più critica di quanto non sia stato fatto in passato. In sintesi, comunque vada, la Juve degli ultimi tre anni non è mai stata un modello né dal punto di vista economico né tanto meno dal punto di vista dei risultati sportivi. Occorre farsene una ragione.