lo spunto

Il diritto di cambiare, ma non con le dimissioni

Manuel Minguzzi

Ora, che il Bologna, che è una società di calcio oggi invischiata nella lotta salvezza, abbia il diritto di cambiare è sacrosanto per tutti i motivi di cui sopra, ma dall'altro lato non è possibile chiedere ad un mister di dimettersi dal proprio lavoro, dalla propria vita, dai suoi giocatori. Perché dovrebbe farlo? Perché il comandante dovrebbe abbandonare la nave? Se la valutazione tecnica di figure professionali, che di mestiere fanno questo, ha portato alla decisione di cambiare, diventa basilare seguire la rotta senza avvitarsi su situazioni annodate e ingarbugliate perché Sinisa merita il rispetto di essere valutato come allenatore e non come malato. Per dirla alla Baricco, oggi intervistato da Repubblica, 'non voglio che la gente mi applauda perché malato, voglio che la gente mi apprezzi per le mie letture'. Il Bologna ha il diritto di scegliere e decidere, ma non può pretendere che l'allenatore faccia un passo indietro abbandonando la nave se non ne vede i motivi per farlo. Miha non lo farebbe mai e non sarebbe corretto nei suoi confronti. Dall'altra parte, il club merita il dovuto rispetto per non aver mai fatto mancare il sostegno ad un combattente impegnato su un fronte più duro di quello calcistico. Questo andrebbe riconosciuto anche a fronte di un cambio in panchina. Decidere, in questo caso, è un esercizio duro e difficile, ma va fatto. Il Bologna scelga cosa vuole fare tecnicamente: o con Sinisa oppure no.