Personalmente, mi trovavo a Castelrotto il famoso sabato che Sinisa sarebbe dovuto salire per raggiungere la squadra. La mattina, voci poco confortanti, cominciavano a prendere il sopravvento nella silenziosa comunità montana. Vidi Cantatore piangere e tutto lo staff tecnico, rabbuiato. Ci si chiedeva chi potesse prendere il posto di un Sinisa impossibilitato in quel preciso momento ad allenare e la dirigenza, decise di confermare Mihajlovic. Inizia così una delle favole che, ne sono certo, rimarranno alla storia. Quella stagione doveva essere la stagione del Bologna, un Bologna da prime 7-8 posizioni. La malattia prima e il Covid ad inizio 2020, bloccano ogni velleità rossoblu anche perché il campionato si ferma. Anomalie che non hanno precedenti e che di fatto, bloccano l’abbozzato processo di crescita che si era palesato nel 2019. Le stagioni proseguono con Sinisa anche quando nell’estate 2021, lo stesso mister serbo, tenta di strappare un ingaggio nella Lazio o nella Roma. La dirigenza rossoblu non la prende bene ma comprende la volontà di un mister che non ha mai negato la volontà di crescere, lui che per natura, è un combattente e persona ambiziosa. Il girone di andata, si chiude a 27 punti, proiezione 54 a fine campionato. Così non va perché il Bologna chiude a 46 punti e tredicesimo posto finale. Arriva Sartori ma si decide di mantenere lo stesso staff tecnico. Ecco, il Bologna, se ha sbagliato, lo ha fatto nel voler tenere Sinisa Mihajlovic anche per la stagione 2022-23.