lo spunto

Davvero i giocatori sono tutti uguali?

Manuel Minguzzi

I giocatori sono dunque tutti uguali? No. E non è una questione di simpatie o antipatie, ma di talento, pedigree e gerarchia; aspetti presenti in qualsiasi azienda del mondo. Regole sì, è fondamentale dotarsi di regolamenti che portino ad una sorta di democrazia ed evitino comportamenti dannosi, ma anche bilanciamento e peso ponderato delle risorse interne, che non possono essere uguali pariteticamente. Perché? Per il concetto di talento che nel calcio, soprattutto, non può mai passare in secondo piano. Se io lavorassi a Sky o Repubblica e mi trattassero allo stesso modo di Paolo Condò o Federico Buffa ci sarebbe un grosso problema. E non di regole interne ma di pura espressione del talento lavorativo, non di privilegi ma di conoscenza della realtà e delle risorse a disposizione, con l'intento di valorizzarle tutte ma qualcuna più di altre. Se mi mettessero a fare 'Minguzzi racconta' in prima serata l'emittente avrebbe seri problemi di audience e di qualità del prodotto, di quel tipo di prodotto. Democrazia sì, possibilità per tutti di guadagnarsi una maglia da titolare, ma anche scelte ponderate e razionali su quelli che sono i giocatori più forti a disposizione. Se Motta avesse rimesso immediatamente Arnautovic titolare avrebbe forse mandato un segnale sbagliato alla squadra, della serie 'si bravi eh a fare due punti a partita, ma ora arriva il campione' e infatti non l'ha fatto, ma escluderlo totalmente ha fatto emergere l'estremo opposto, cioè considerare l'austriaco la terza scelta dell'attacco dietro Barrow e Zirkzee. E' proprio il senso logico a mancare.

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