lo spunto

Bologna, tararsi sulla salvezza: giusta l’unità attorno a Motta

Manuel Minguzzi

Toccherà però a lui dare una mano a se stesso e al Bologna. Per prima cosa capendo che dopo otto anni di anonimato la piazza di Bologna è stanca e propensa ad incazzarsi, a maggior ragione quando si prospetta addirittura il rischio retrocessione, e quindi molto più impaziente rispetto a prima. Tempo non ne ha, perché lui è qui da un mese ma la piazza è qui da sempre e negli ultimi otto anni ha vissuto poche gioie e tanto ‘consolidamento della categoria’. C’è stanchezza diffusa che porta in un attimo a fischi e contestazione. Motta si sarà stupito della poca pazienza nei suoi confronti, ed è normale non avendo vissuto qui negli ultimi anni, ma dall’altro lato conosce bene il mondo del calcio, conosce bene l’impatto che può avere una piazza scontenta e deve essere consapevole delle differenze che ci possono essere tra La Spezia e Bologna in termini di ambizione ambientale, che forse ora non è rispecchiata dal rendimento societario del club. Proprio con realismo e concretezza, e non con sostituzioni azzardate, Motta potrà ridare fiato e tregua al Bologna perché ora i suoi più grandi alleati sono i dirigenti che lo hanno scelto e dovranno diventare i giocatori che sta allenando. Se ritroverà pragmatismo abbandonando il suo laboratorio sperimentale potrà poi in futuro trovare un nuovo alleato anche nel tifo. Serve unità massima a Casteldebole per poi ritrovarla anche fuori. Forza Bologna.