E’ vero che un cambio di allenatore modifica anche le prerogative tecnico-tattiche, è vero che ci sono i cartelli lavori in corso con il mercato aperto ed è vero che si continua a vedere un Bologna sperimentale in alcune zone di campo, ma la prestazione di Napoli impone una prima riflessione. Quel Bologna che era un muro in fase difensiva, che non prendeva gol nemmeno con le cannonate, per ora non c’è. Sicuramente Italiano gioca a difesa alta e i rischi sono maggiori, sicuramente mancano i nuovi innesti, soprattutto il centrale difensivo, ma è a centrocampo che si sono aperti squarci preoccupanti rispetto alla cerniera dell’anno scorso e con una compattezza di squadra venuta meno. Che sia frutto di condizione ancora non al top è plausibile, forse auspicabile. La speranza è che la squadra non abbia perso la mentalità precedente - quella che rendeva il Bologna un blocco unico e sinergico rispetto a quello un po’ sconclusionato di oggi - che non abbia smarrito una certa fame, alla base di determinati risultati, e che non abbia lasciato per strada se stesso. Se con l’Udinese si era visto un bel Bologna, a Napoli la prestazione è stata decisamente inferiore, seppur con ampio possesso palla.