editoriale

Quel sogno proibito chiamato coppa

Federico Massari direttore di Tuttobolognaweb e direttore di Alma Radio la radio degli studenti dell’Università di Bologna Le coppe e il Bologna, il Bologna e le coppe. Un rapporto d’amore e d’odio che si consuma ormai dal...

Federico Massari

Federico Massari direttore di Tuttobolognaweb e direttore di Alma Radio la radio degli studenti dell'Università di Bologna

Le coppe e il Bologna, il Bologna e le coppe. Un rapporto d’amore e d’odio che si consuma ormai dal lontano 1991, quando il Napoli di Maradona e lo Sporting Lisbona di Cadete buttarono fuori il bolognetto di Gigi Radice (che poi retrocesse in B ultimissimo e falcidiato dagli infortuni) rispettivamente ai quarti di finale di Coppa Italia e di Coppa Uefa. Nel 1996 fu il turno dell’Atalanta di un baby ma già prolificissimo (segnò due gol nel ritorno) Bobo Vieri ad eliminarci in semifinale nell’anno della risalita in A con Renzo Ulivieri. Ma non è finita, l’elenco è ancora folto e tremendamente amaro. Nel 1997 l’odiatissimo Vicenza dell’odiatissimo Francesco Guidolin trovò un jolly clamoroso nella semifinale di ritorno al Dall’Ara grazie ad una rete a due minuti dalla fine, da parte dell’odiatissimo e contestatissimo ex, Giovanni Cornacchini. Si trattò di uno dei più cocenti drammi sportivi consumatisi sotto l’ombra delle Due Torri. Continuo? Ovvio che devo continuare, adesso arriva il bello (anzi, il brutto). Annata 1998/99, forse il più bel Bologna degli ultimi quarant’anni. Allenatore di turno l’amatissimo Carletto Mazzone, il quale poteva contare su una squadra tosta e mentalmente solida, composta da grandi giocatori d’esperienza come Beppe Signori, Marocchi, Andersson, Ingesson, Kolivanov, Nervo, Fontolan e Antonioli, campioncini in erba come Binotto, Eriberto-Luciano (in erba? Avrà avuto 82 anni), e di operai di elevato spessore come Michele Paramatti, Mangone, Bia, Cappioli e Bettarini (avercene adesso). Squadra che, nel 2013, vista la pochezza del nostro campionato, arriverebbe sempre in zona Europa League. Ebbene quel bel Bologna arrivò nono in campionato (e questo la dice lunga sul livello di allora), e cadde in Coppa Uefa, in semifinale (strano), causa rigore inesistente (strano) concesso dall’arbitro a 5 minuti dalla fine all’Olimpique Marsiglia, poi trasformato (due volte, visto che l’arbitro lo fece ribattere) dal glaciale campione del mondo Laurent Blanc. In Coppa Italia andò quasi peggio. Sempre in semifinale (ma dai, non mi dire), un Bologna super rimaneggiato, dopo aver recuperato 2 gol al Franchi, fu vittima di un’ennesima svista arbitrale: al 90esimo minuto un difensore viola (dalla redazione mi dicono Torricelli…) toccò palesamente la palla con la mano nella sua area. Tutti noi in piedi sul divano a gridare: «Rigore!». No. Niente rigore. Peccato. L’arbitro non fischiò quel sacrosanto rigore che avrebbe potuto decretare un incredibile 3 a 0 a favore di un povero Bologna, che poi si sciolse inesorabilmente nei tempi supplementari sotto i colpi di Cois e Rui Costa.Questi sono stati più o meno i rospi più crudi che i tifosi rossoblù hanno dovuto ingoiare negli ultimi 23 anni di coppe. Per carità (rivolto a quelli del: «Non esagerare per favore»), c’è di peggio. Ovvio che c’è di peggio. C’è chi ha perso due champions league di fila come il Valencia (mamma mia che male), oppure (e qui siamo alle comiche) coppa nazionale, scudetto, champions e finale mondiale nello stesso anno (andare a vedere la biografia del tedesco Michael Ballack, che ha pure perso un'altra champions e una finale europea con la nazionale nel 2008, poveretto). Tornando a noi, queste coppe e coppette così prese in giro e bistrattate dai grandi club, sono state le uniche competizioni dove anche per un breve periodo ci hanno fatto esaltare (Guidolin 2002 a parte) e pensare un po’ più in grande rispetto al proverbiale buio color ghisa nel quale spesso e volentieri il Bfc è stato ed è spesso inghiottito. Tornando alla partita di San Siro di due giorni fa, un Bologna arrembante non si è qualificato alle semifinali di coppa nazionale, causa un’uscita a farfalle del proprio portiere. Per l’ennesima occasione la coppa, in quanto tale, rimane stregata per i bolognesi. Negli anni novanta abbiamo sognato Mosca, abbiamo sognato di festeggiare ebbri di vodka sotto il Cremlino, abbiamo sfiorato tre finali di coppa Italia, e ci siamo tanto voluti bene negli stadi d’Europa. Questa volta si trattava solo di un quarto di finale, ma di un quarto dal sapore speciale, visti gli ultimi 8 anni. Abbiamo gioito alla magistrale punizione di Diamanti, abbiamo imprecato al quasi auto-gol di Ranocchia e ci siamo abbracciati al gol di Gabbiadini nella stessa maniera del rigore di Grosso durante la finale mondiale del 2006. La differenza è abissale, lo so, forse ai tifosi interisti non sarebbe fregato quasi nulla se fossero usciti, e sicuramente avranno visto la partita sonnecchiando e “sbarluslando” dei: «Pirla» a casaccio, trattandosi di un modesto quarto di finale della coppa del nonno (che però tanto piace a Stramaccioni). Ma noi sotto le Due Torri siamo diversi. Noi a Bologna ci accontentiamo di poco, ma di molto poco, anche di andare in finale di coppa oro sammontana e magari perderla (si fa per dire). Perché sono sicuro, e adesso voglio tornare a sognare, che se fossimo arrivati fino alla finale di Roma avremmo colorato l’Olimpico di rossoblù come nel 1964. Questa è Bologna e questi sono i bolognesi: gente che ha una voglia matta di tornare a contare nell’olimpo (sempre più ristretto) delle grandi società.

Un emiro a Bologna mai? Va bene.

PS: La Fiorentina ha appena preso gol ed è uscita dalla coppa. I commenti in privato. Grazie.