lo spunto

Guai a rompere le scatole. Dalla beatificazione all’ingratitudine: Motta si è preso un rischio

Manuel Minguzzi
Manuel Minguzzi Caporedattore 

Si sta ribaltando la situazione direbbe il trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Thiago Motta, la ventata di aria fresca dopo Sinisa Mihajlovic, rischia di diventare l'ingrato e l'antipatico, colui che ha osato parlare di obiettivi, quelli che da sempre sono la criptonite da cui Bologna vuole tenersi lontana. L'allenatore gode della simpatia di tanti fino a che non chiede delucidazioni, perché è vietato parlare di altro se non di schemi, moduli e tutto ciò che è calcio giocato. Ma guai ad andare un pelo oltre. Aziendalismo e riga, tutto il resto sono fastidi. E costui, che abitava a Cascais con la famiglia, come si permette di chiedere obiettivi chiari? Nello sport professionistico si gioca per la gloria un po' come tra scapoli e ammogliati, mica per trofei, step oggettivi o target sportivi. E il buon Thiago, che da allenatore è all'inizio, come osa puntualizzare? Mica è Mourinho, Guardiola o Zidane dicono i critici, cioè quelli che lo avevano beatificato. No, certo, ma anche se abitava a Cascais ha vinto delle Champions League da giocatore e di spogliatoi di rango ne ha visti: sa come funziona il calcio. Gli altri?

ps: sulla vicenda Juve meglio non esprimersi, ci ha pensato Gravina ad illustrare bene la situazione: il calcio italiano ha tre squadre in finale in Europa ma il risultato più bello per il presidente è stato quello di ieri. Game, set and match.


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