"Ricordo solo l’ospedale: mi hanno raccontato che non riuscivo a respirare perché la lingua si era arrotolata su sé stessa ed è stata sbloccata del dottore in campo. Ricordo di essermi svegliato a letto in ospedale in tenuta da basket, non capivo cosa fosse successo poi l’infermiera mi dice che ho preso una botta e devo operarmi. Sono stati anni lunghi, soprattutto perché tutto ha subito dei ritardi. Ho dovuto aspettare il secondo intervento perché non ero idoneo a tornare dopo il primo e non ero nemmeno in grado. C’erano pezzi del cranio non ancora ben saldi, anche col caschetto protettivo non sarebbe stato sicuro iniziare".
